Spaghetti_Donnaclick (Depositphotos.com)
Un riconoscimento storico che valorizza cultura, radici e saperi condivisi.
La cucina italiana non è solo una delle più amate al mondo: è ora anche patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Un riconoscimento ufficiale e senza precedenti, conferito all’unanimità dal Comitato intergovernativo dell’Unesco, che si è riunito a dicembre a New Delhi, in India.
Una decisione che va ben oltre i fornelli, celebrando il profondo legame tra cibo, identità e trasmissione culturale. L’Italia, con questo riconoscimento, diventa il primo Paese al mondo a vedere l’intera propria cucina nazionale iscritta nella lista Unesco. Non solo piatti o tecniche: tutto l’universo che ruota attorno alla tavola italiana viene così tutelato e valorizzato.
La notizia è arrivata tra applausi ed emozione. Il dossier italiano è stato selezionato tra 60 candidature provenienti da 56 Paesi diversi. A fare la differenza è stata la visione olistica del nostro modo di cucinare: una vera “miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie”, come recita il documento approvato dall’Unesco.
Un gesto che riconosce come la cucina italiana sia “un modo per prendersi cura di se stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che li circonda”.
Il riconoscimento da parte dell’Unesco non riguarda solo i piatti iconici o le tecniche di preparazione. La dichiarazione sottolinea come il cucinare all’italiana favorisca l’inclusione sociale, il benessere e il legame intergenerazionale. “Il cucinare è per gli italiani un’attività comunitaria che enfatizza l’intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola”, si legge nella motivazione. Non si tratta solo di alimentazione, ma di relazione, memoria e identità.
Questo patrimonio è radicato in pratiche anti-spreco, nella trasmissione orale di ricette e nella capacità di trasformare ingredienti semplici in piatti di straordinario valore simbolico e affettivo. La cucina italiana, inoltre, è intergenerazionale: i ruoli non sono fissi, ma fluidi, aperti a tutti, in uno scambio continuo tra passato, presente e futuro. Il valore profondo di questo modello culinario è la sua capacità di superare le barriere, favorendo la comprensione reciproca e l’integrazione. Cucina come spazio educativo e inclusivo, dove si impara a valorizzare la diversità e le radici.
La candidatura italiana è stata curata dal giurista Pier Luigi Petrillo, già artefice di altri dossier Unesco, e sostenuta da istituzioni e realtà simboliche della cultura gastronomica, come La Cucina Italiana, l’Accademia Italiana della Cucina e la Fondazione Casa Artusi. Con questa iscrizione, l’Italia conquista un primato mondiale nel settore agro-alimentare. Delle 21 tradizioni italiane riconosciute dall’Unesco, ben nove sono legate al mondo del cibo e dell’agricoltura: dall’arte dei pizzaiuoli napoletani alla dieta mediterranea, dalla transumanza alla coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, fino alla cerca del tartufo, ai muretti a secco, ai sistemi di irrigazione tradizionali e all’allevamento dei cavalli lipizzani.
Questo traguardo rafforza il ruolo dell’Italia come custode di un modello alimentare che è sostenibile, sano, culturale e sociale. Non solo eccellenze gastronomiche, ma una visione della tavola come parte fondamentale del nostro stile di vita. La cucina italiana diventa così modello da preservare e promuovere, anche in un contesto globale in cui l’omologazione alimentare rischia di cancellare le diversità e le identità locali.
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