“250.000 euro di multa a chi paga in contanti”, da oggi o avete il bancomat o non pagate proprio | Passato il ‘decreto’ epocale
Banconote euro con graffetta_Donnaclick
Pagamenti sempre più tracciabili: cosa cambia per i cittadini e quali sono i limiti da conoscere.
Negli ultimi anni, l’uso dei contanti in Italia è stato gradualmente limitato da una serie di provvedimenti volti a incentivare i pagamenti tracciabili. L’obiettivo dichiarato è combattere l’evasione fiscale e facilitare i controlli sui flussi di denaro. Ma quali sono oggi le regole da rispettare?
Molti cittadini si chiedono quanto contante si possa ancora usare legalmente e soprattutto cosa rischiano in caso di violazioni. Non è sempre facile orientarsi tra versamenti, limiti ai pagamenti e soglie di attenzione per i controlli fiscali, ma il quadro normativo è più chiaro di quanto sembri.
Ad esempio, versare soldi contanti sul proprio conto non è vietato, anche per somme consistenti. La legge non stabilisce un limite rigido per queste operazioni, perché non si tratta di un trasferimento verso terzi. Tuttavia, esistono soglie oltre le quali la banca può segnalare movimenti sospetti.
Superare i 10.000 euro di versamenti o prelievi in un mese può far scattare una segnalazione all’Unità di Informazione Finanziaria. Non è una sanzione automatica, ma un alert per eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, che può chiedere spiegazioni sulla provenienza del denaro.
Sanzioni salatissime per chi paga in contanti oltre il limite
Dal 1° gennaio 2023, il limite legale per l’uso del contante nei pagamenti tra soggetti diversi è di 5.000 euro. Chi paga in contanti oltre questa soglia rischia multe fino a 250.000 euro. È obbligatorio usare mezzi tracciabili come carte, bonifici o assegni per importi superiori.
Le sanzioni variano in base alla cifra trasferita: da 1.000 a 50.000 euro per importi fino a 250.000 euro, e da 5.000 a 250.000 euro se si supera questa soglia. Anche i pagamenti frazionati, se ritenuti artificiosi, possono essere considerati violazioni della normativa.

Versamenti sul conto: cosa si rischia davvero?
Se versare contanti sul proprio conto non è vietato, bisogna comunque essere pronti a giustificare l’origine del denaro. In caso di accertamento fiscale, l’Agenzia delle Entrate può considerare quei soldi come reddito non dichiarato, se non si è in grado di dimostrare il contrario.
È fondamentale, quindi, tenere traccia documentale di donazioni, rimborsi o risparmi. Meglio evitare di accumulare grandi somme in contanti prima di versarle, perché potrebbe essere difficile provare che non provengano da attività irregolari. Tracciare ogni movimento oggi è una necessità.
