Attualità

“Suicida dopo una violenza di gruppo”: svolta nelle indagini sulla morte della 17enne Alice Schembri

Alice Schembri, suicida a 17 anni

Nel 2015, all’età di 15 anni, Alice Schembri sarebbe stata costretta a fare sesso con quattro ragazzi, che filmarono il rapporto. I video, poi, girarono tra i ragazzi della comitiva: una terribile violenza, dalla quale la giovane non si è mai ripresa. Due anni dopo si è suicidata, lanciandosi dalla Rupe Atenea di Agrigento.

Prima dell’ultimo, drammatico gesto, Alice scriveva su Instagram: “Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando”. Adesso, a distanza di sei anni dai fatti, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha notificato a due agrigentini (ora 27enni) l’avviso di conclusione delle indagini, provvedimento che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio.

Non sono una persona che molla, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”, scriveva Alice. La vicenda, a lungo, è rimasta avvolta dal mistero. Un anno dopo il suicidio della giovane, la giustizia aveva archiviato il caso. Diverse le piste seguite, tra cui quella delle messe nere, fatte in una villetta abbandonata, che non aveva portato a nulla.

Cosa è emerso dalle indagini

Le indagini della Squadra Mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, non si sono fermate. Qualcuno ha raccontato di una violenza subita da Alice nell’estate del 2015 e di spezzoni di video, girati da un telefono all’altro. Quei video, dopo lunghe ricerche, sono stati recuperati: ora i quattro presunti responsabili dello stupro, che oggi hanno 27 anni, sono indagati.

Le accuse sono di violenza sessuale di gruppo e produzione di materiale pedopornografico, reati che hanno fatto scattare la competenza distrettuale, così la procura di Agrigento ha trasmesso gli atti a Palermo. La procura ordinaria ha già chiuso l’inchiesta per due indagati e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio; altri due giovani sono sotto inchiesta alla procura per i minorenni (poiché lo erano all’epoca dei fatti).

Per la famiglia è un dolore che ritorna. I genitori hanno appreso online della chiusura dell’inchiesta, perché alle “parti offese” non spetta alcuna comunicazione in questa fase processuale. Il padre e la madre di Alice Schembri non hanno mai smesso di battersi per la verità. Insieme all’avvocatessa Laura Grado, si sono impegnati soprattutto nel sociale. Adesso, la scoperta della drammatica verità, dopo tanto tempo da quel 18 maggio del 2017.

Dall’indagine della polizia, coordinata dalla procuratrice aggiunta Laura Vaccaro e della procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna, è emerso che Alice aveva confidato il suo disagio a qualche amica. Poi il suicidio dalla Rupe Atenea, il punto più alto di Agrigento. I quattro indagati fanno sapere di essere pronti a difendersi: qualcuno nega di essere stato presente, qualcuno sostiene che la giovane era consenziente.

Sarà compito delle autorità fare ancora più luce. Nelle ultime parole della vittima tutto il dolore per un peso troppo grande da sopportare, enorme per una ragazza di quell’età: “Ho avuto a che fare con cose spesso più grandi di me, pesi enormi, momenti difficili”. E, ancora: “Vivete quanto più potete la vita”.

Adesso è il momento del silenzio, della riflessione. Del rispetto per la famiglia e per il ricordo di una giovane vita che ha scelto di spezzarsi. Il padre di Alice non ha mai perso la speranza: Totò Schembri, nel 2019, è andato a piazza San Pietro, per donare la foto della figlia a Papa Francesco.

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