Regalo dello Stato, “Andiamo in perdita ma annulliamo i tuoi debiti”: Agenzia delle Entrate ha inviato le comunicazioni con le istruzioni
Documento Agenzia Entrate e monete_Donnaclick (Depositphotos.com)
Un nuovo capitolo della pace fiscale cambia le carte in tavola per migliaia di contribuenti italiani.
Lo Stato è pronto a rinunciare a una parte delle entrate per chiudere i conti con i debitori. Con la nuova “rottamazione quinquies”, il governo italiano apre una finestra straordinaria per sanare i debiti con il Fisco. Una misura pensata per dare respiro ai contribuenti in difficoltà, ma che rischia di trasformarsi in un boomerang per le finanze pubbliche. Secondo i dati ufficiali della relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio 2026, questa pace fiscale costerà allo Stato circa 800 milioni di euro, principalmente a causa della flessione nella riscossione ordinaria.
Si tratta di una pace fiscale che riguarda solo una parte limitata del gigantesco magazzino crediti dello Stato. Dei 1.200 miliardi di euro complessivi che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione dovrebbe recuperare, solo 393 miliardi rientrano nel perimetro della rottamazione quinquies. Un’operazione quindi selettiva, che tocca una porzione minoritaria del totale. E anche tra questi, si stima che solo il 3,33% dei debitori aderirà alla misura, corrispondente a circa 13 miliardi di euro di carichi. L’incasso effettivo atteso? Circa 9 miliardi entro il 2036.
L’idea è quella di recuperare il possibile, tagliando però sanzioni e interessi. La definizione agevolata consente infatti di pagare il debito residuo al netto delle sanzioni e degli interessi, con una dilazione fino a un massimo di 54 rate in nove anni. Le rate minime saranno da 100 euro, con un piano pensato per essere sostenibile anche per i contribuenti con maggiore difficoltà economica. È una misura di “pacificazione fiscale” che punta a chiudere i conti del passato, ma con un costo ben preciso per lo Stato.
La misura non nasce da un’esigenza contabile ma da una scelta politica. Nonostante il saldo negativo previsto, i promotori della rottamazione sottolineano i potenziali benefici indiretti: una platea più ampia di cittadini che potrà tornare in regola, contribuendo con più regolarità in futuro. Tuttavia, secondo il dossier del Servizio di Bilancio del Senato, molte delle cartelle più recenti oggetto della misura sarebbero state presumibilmente recuperabili anche senza l’intervento straordinario, rendendo il sacrificio fiscale meno giustificabile.
Una scelta che divide: benefici incerti e costi certi
Il saldo stimato a fine piano è negativo: -800 milioni di euro. Nel dettaglio, il costo per l’erario sarà pari a circa 1,47 miliardi di euro nel solo 2026, per poi diminuire negli anni successivi: 613 milioni nel 2027, 450 milioni nel 2028, e 148 milioni nel 2029. A partire dal 2030 ci sarà un parziale recupero con un gettito che dovrebbe toccare i 605 milioni nel 2034, ma non sarà sufficiente a compensare le perdite cumulate. Il saldo complessivo stimato nel 2036 è infatti di -778 milioni, cifra che sale a -800 milioni considerando ulteriori costi tecnici di riscossione.
Le cifre parlano chiaro: si tratta di una misura in perdita, ma con una promessa. Secondo i dati riportati nella relazione tecnica, l’impatto negativo riguarda in particolare la riscossione ordinaria, che subirà un calo complessivo di quasi 10 miliardi. Anche l’INPS e l’Agenzia delle Entrate ne risentiranno, con minori entrate per centinaia di milioni. Tuttavia, il governo ritiene che la possibilità di “pulire” il magazzino dei crediti e riattivare il rapporto tra cittadini e fisco sia un obiettivo politico e sociale più importante del bilancio a breve termine.

Pace fiscale al via: le istruzioni per cancellare i debiti con il Fisco
È in questi giorni che l’Agenzia delle Entrate sta inviando le comunicazioni ai contribuenti.
Le lettere contengono tutte le istruzioni per aderire correttamente alla rottamazione quinquies: l’importo da versare, le scadenze delle rate, le modalità di pagamento e le condizioni da rispettare. È il passaggio operativo che segna l’inizio concreto della pace fiscale. Chi ha presentato la domanda entro i termini ora deve seguire il piano stabilito per non perdere i benefici ottenuti.
Lo Stato, consapevolmente, rinuncia a incassi sicuri per chiudere migliaia di conti in sospeso.
Il messaggio, nei fatti, è: “Andiamo in perdita ma annulliamo i tuoi debiti”. Una scelta chiara e netta, che scommette sulla possibilità che, una volta liberati dal peso dei debiti passati, i contribuenti tornino a essere parte attiva del sistema fiscale. Una strategia che punta più sulla fiducia e sulla stabilizzazione dei rapporti tra Stato e cittadini che sulla convenienza economica immediata.
