Intelligenza Artificiale, da ottobre 2025 scattano i controlli a tappeto: se la usi senza dichiararlo rischi multe salate e cause legali
Rendering mano robotica che sostiene una bilancia_Donnaclick (Depositphotos.com)
In un mondo sempre più dipendente dall’Intelligenza Artificiale, aumentano anche i rischi legati alla trasparenza e all’uso improprio.
L’Intelligenza Artificiale è entrata in ogni ambito della vita quotidiana: dalla scrittura di testi alla progettazione di case, dalla consulenza legale alla gestione delle risorse umane. Il confine tra intervento umano e automazione si fa sempre più labile. Molti utenti non sanno nemmeno quando e come viene impiegata, e spesso si ritrovano a interagire con risposte o soluzioni generate da algoritmi, senza alcuna consapevolezza. Questo genera un problema di fiducia e trasparenza sempre più rilevante.
Nonostante i suoi benefici, l’AI solleva questioni sempre più urgenti: chi controlla i dati? Quanto possiamo fidarci di un algoritmo? E soprattutto, quanto siamo consapevoli del suo utilizzo quando ci viene fornito un servizio? La rapidità con cui viene integrata in processi decisionali complessi spesso supera la capacità di regolamentazione e controllo. E quando le decisioni sono automatizzate, capire la logica sottostante diventa difficile anche per gli esperti.
Molti strumenti digitali appaiono “neutri”, ma dietro l’apparente oggettività si nasconde spesso un uso poco trasparente o perfino manipolatorio. L’Intelligenza Artificiale può influenzare decisioni cruciali, anche a nostra insaputa. L’algoritmo non è mai del tutto imparziale: riflette le scelte di chi lo ha programmato e i dati su cui è stato addestrato. E spesso, questi dati non sono aggiornati o rappresentativi della realtà attuale.
Serve un sistema di garanzie che protegga i cittadini e che imponga regole chiare a chi utilizza l’IA, soprattutto nei rapporti in cui è in gioco la fiducia. In un’epoca in cui si può essere giudicati da un algoritmo, il diritto di sapere se ne è stato usato uno è fondamentale. Aumentano le richieste di trasparenza da parte dei consumatori, che vogliono sapere se dietro un parere, una consulenza o una decisione c’è una mente umana o un sistema automatizzato. La legge deve cominciare a rispondere con strumenti concreti.
L’Italia corre ai ripari: arrivano nuove regole
A partire dal 10 ottobre 2025, chi utilizza sistemi di Intelligenza Artificiale nell’erogazione di servizi dovrà dichiararlo in modo chiaro, semplice e completo. La novità si inserisce nel quadro della Legge 132 del 2025, che si ispira all’AI ACT europeo. Non si tratta solo di un adempimento burocratico: la norma impone un cambiamento nel modo in cui si costruisce la fiducia tra chi offre un servizio e chi lo riceve. È l’inizio di un nuovo standard di trasparenza digitale.
Chi si avvale dell’AI, anche per attività di supporto, dovrà informare in modo esplicito il destinatario del servizio. Non basta un avviso generico: è richiesta una comunicazione esaustiva, comprensibile e tracciabile. In caso contrario, si rischiano multe elevate e conseguenze legali. Il principio è che l’intelligenza artificiale non può sostituire il pensiero critico umano, ma solo affiancarlo. Ogni ambiguità o omissione sarà considerata una violazione, con possibili ricadute anche sul piano contrattuale e reputazionale.

Multe e azioni legali per chi non dichiara
A partire da ottobre 2025, l’uso dell’Intelligenza Artificiale non dichiarato potrà essere considerato un grave inadempimento. Le sanzioni previste includono multe salate e la possibilità di essere citati in giudizio per violazione del principio di trasparenza. L’assenza di comunicazione potrebbe essere vista come un tentativo di occultare l’uso dell’AI, e quindi minare il rapporto di fiducia tra chi eroga e chi riceve un servizio. Anche un’omissione non intenzionale potrà avere conseguenze serie.
Anche una semplice consulenza che impiega strumenti AI dovrà essere segnalata esplicitamente al cliente. La legge mira a garantire che il lavoro umano rimanga centrale e riconoscibile, impedendo che l’AI si sostituisca del tutto alla competenza reale. Ogni incarico dovrà quindi essere accompagnato da un documento chiaro, in cui si specifica se e come l’intelligenza artificiale è stata impiegata. È il primo passo verso una nuova trasparenza digitale, obbligatoria per tutti.
