SCIOPERO, STANGATA DA 1.000€: fioccano le multe per chi ha incrociato le braccia | Altro che diritto: “È contro la legge”

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Sciopero ottobre multe_Donnaclick

Sciopero pro Palestina_(Depositphotos.com)_Donnaclick

In bilico tra diritto e sanzione: scioperare oggi può costare caro, anche se lo impone la coscienza.

In Italia, l’articolo 40 della Costituzione garantisce ai lavoratori il diritto di sciopero, ma questo diritto, per quanto fondamentale, non è privo di limiti. Esistono regole precise da rispettare, soprattutto quando si tratta di servizi essenziali. In gioco non c’è solo la libertà sindacale, ma anche la tutela di altri diritti, come salute, sicurezza e mobilità.

Dal 1990, la Legge n. 146 regola l’esercizio dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. Prevede obblighi stringenti, come il preavviso minimo di dieci giorni, l’indicazione chiara della durata dell’astensione e il rispetto di un minimo di servizi garantiti. L’obiettivo è proteggere i cittadini da interruzioni che potrebbero compromettere diritti fondamentali.

Se uno sciopero rischia di mettere in pericolo diritti essenziali, l’autorità può intervenire con un’ordinanza di precettazione. Questo provvedimento può limitare la durata dello sciopero, imporre servizi minimi o spostare la data della protesta. È uno strumento eccezionale, ma previsto dalla legge per bilanciare le libertà in conflitto.

Una volta emessa l’ordinanza, i lavoratori e le sigle sindacali hanno l’obbligo di adeguarsi. Ignorarla comporta sanzioni pesanti. Per i singoli lavoratori, le multe vanno da 500 a 1.000 euro per ogni giorno di mancata ottemperanza. Per i sindacati, si arriva fino a 50.000 euro al giorno. Non si tratta di simboliche bacchettate, ma di vere stangate.

Cosa prevede davvero la legge

Oltre alle multe, i sindacati che scioperano violando la normativa rischiano la sospensione dei permessi sindacali retribuiti, l’esclusione dalle trattative per due mesi e la devoluzione forzata dei contributi sindacali all’INPS. La legge è chiara: chi non rispetta le regole del gioco perde i vantaggi di rappresentanza.

In alcuni casi, il legislatore fa eccezione. Quando uno sciopero nasce per difendere l’ordine costituzionale o per eventi gravissimi legati alla sicurezza dei lavoratori, le regole sono più elastiche. Ma bisogna dimostrarlo. Ogni iniziativa deve passare al vaglio della Commissione di garanzia, l’unico organismo abilitato a giudicarne la legittimità.

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Sciopero pro Palestina Milano_(Depositphotos.com)_Donnaclick

Pioggia di multe per lo sciopero del 3 ottobre

Lo sciopero generale del 3 ottobre scorso, indetto da CGIL e USB in risposta all’attacco alla Global Sumud Flotilla, è stato ritenuto illegittimo dalla Commissione di garanzia. Motivo? La mancata osservanza del preavviso previsto dalla legge. E ora, per chi ha incrociato le braccia nonostante l’ordinanza di precettazione, è arrivato il conto: multe da 1.000 euro ai lavoratori, fino a 50.000 euro per le sigle sindacali.

Secondo i sindacati, la protesta era legittima perché motivata dalla violazione di principi costituzionali fondamentali, come il ripudio della guerra e il rispetto dei diritti umani, ma per la Commissione, non rientrava nei casi previsti dalla legge per derogare alle regole sullo sciopero. Una frattura tra ragioni politiche e limiti giuridici, che accende ancora una volta il dibattito.