TERMOSIFONI FUORI LEGGE: 3.000€ di multa se li accendi in casa | Stretta nazionale sul riscaldamento, ecco le nuove regole

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Nuove regole sul riscaldamento in casa: orari ridotti, fasce climatiche e sanzioni pesanti per chi non rispetta le norme. 

In vista dell’inverno 2025-2026 cambiano le regole sull’accensione dei termosifoni. Un nuovo giro di vite sul riscaldamento domestico coinvolge milioni di famiglie italiane, con limiti ben precisi e sanzioni più pesanti per chi non li rispetta.

Il piano nazionale per il contenimento energetico punta a ridurre sprechi e consumi, imponendo date e orari stabiliti per ciascuna zona climatica. Ogni Comune potrà comunque introdurre deroghe in caso di emergenza meteo.

Tutto ruota attorno al Decreto del Presidente della Repubblica n. 74 del 2013, che divide il territorio in sei fasce climatiche e impone limiti giornalieri all’uso del riscaldamento, oltre a una temperatura interna massima di 20 gradi (con tolleranza di 2 gradi).

Il rispetto delle fasce orarie diventa quindi fondamentale. Chi vive al Nord Italia, ad esempio in Lombardia o Piemonte (zona climatica E), potrà accendere i termosifoni solo dal 15 ottobre al 15 aprile, per un massimo di 14 ore al giorno.

Fasce climatiche e limiti orari: come cambiano le regole

Nel Centro Italia, le province di Firenze, Roma e Ancona rientrano nella zona D, che permette l’uso del riscaldamento solo dal 1° novembre al 15 aprile, e per un massimo di 12 ore al giorno.

Al Sud, le province come Napoli, Bari e Lecce sono inserite nella zona C, con una finestra di accensione che va dal 15 novembre al 31 marzo, per un massimo di 10 ore giornaliere. In Sicilia e Calabria, invece, si scende a 8 ore (zona B) o addirittura 6 ore al giorno per chi vive nelle aree più calde come Lampedusa (zona A).

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Donna si scalda vicino al termosifone_(Freepik)_Donnaclick

Termosifoni vietati fuori orario: cosa si rischia

Chi accende i termosifoni fuori dalle date o dagli orari stabiliti rischia una multa salata: si parte da 500 euro fino ad arrivare a 3.000 euro. A stabilirlo è la direttiva europea di riferimento, recepita nel nostro ordinamento. La violazione vale anche per le abitazioni private. E non finisce qui. I regolamenti condominiali possono aggiungere sanzioni fino a 200 euro per singola infrazione, che diventano 800 in caso di recidiva. I Comuni, inoltre, possono applicare sanzioni aggiuntive tramite ordinanze locali.

Ospedali, scuole materne, piscine, impianti industriali e artigianali sono esclusi da questi limiti, così come le strutture sanitarie. La normativa si applica invece in pieno alle abitazioni private, con controlli e sanzioni in caso di accensione irregolare. Obbligatoria anche la manutenzione dell’impianto: chi non effettua i controlli previsti rischia multe da 500 a 3.000 euro, separate da quelle relative al funzionamento dei fumi e al bollino caldaia. Riscaldarsi in regola, oggi più che mai, è un dovere.