Screenshot, da oggi è ILLEGALE: se ti beccano fioccano multe da 1.032 euro | Adesso non si scherza più: occhio alle chat

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Pubblicare screenshot reato_Donnaclick

Donna chatta su whatsapp_(Depositphotos.com)_Donnaclick

Pubblicare screenshot di chat private può costarti caro: la legge parla di diffamazione, con multe importanti: ecco cosa rischi davvero.

Condividere uno screenshot di una chat privata può sembrare un gesto innocuo, ma in realtà rischia di trasformarsi in un reato penale. La legge italiana è molto chiara: rendere pubblici messaggi privati senza il consenso dell’altra persona può configurare il reato di diffamazione aggravata, con conseguenze pesanti che vanno da una multa fino a 1.032 euro alla reclusione fino a un anno.

I social sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, ma vanno usati con cautela. Molti pensano che basti un click per “smascherare” qualcuno, pubblicando una conversazione privata su Instagram, Facebook o WhatsApp. Eppure, questo gesto può avere conseguenze gravissime: se il contenuto scredita l’altra persona, anche solo in maniera velata, può scattare l’accusa di diffamazione.

L’articolo 595 del Codice Penale stabilisce che offendere la reputazione di qualcuno tramite un mezzo di comunicazione di massa, come i social network, rappresenta una forma aggravata di diffamazione. Questo perché la diffusione online ha una potenza virale e un impatto molto più ampio rispetto a un insulto espresso in privato.

Non serve che la persona offesa sia presente o taggata nella conversazione. Basta che lo screenshot diventi visibile ad almeno due persone perché il fatto venga considerato penalmente rilevante. In pratica, anche una semplice condivisione in un gruppo ristretto può bastare per trasformare uno “sfogo” in un vero e proprio reato perseguibile dalla legge.

Reato di diffamazione: quando si configura

Tre sono gli elementi chiave perché una querela per diffamazione regga in tribunale: offesa alla reputazione: il contenuto deve danneggiare concretamente l’immagine pubblica della persona, non basta una semplice opinione o critica; assenza della persona offesa: l’offesa deve avvenire in sua assenza, come succede quasi sempre con gli screenshot pubblicati a sua insaputa e pubblicazione verso terzi. Se il messaggio viene reso visibile a più persone, ad esempio in una story, in un post o in un gruppo, si configura il reato.

Non importa se si trattava di un messaggio ricevuto o inviato. Se decidi di pubblicare una chat senza consenso e questa danneggia la reputazione dell’altra persona, sei perseguibile penalmente. E non solo: la vittima può chiedere anche un risarcimento danni in sede civile, che nei casi più gravi può tradursi in cifre a quattro zeri.

 

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Manette e martelletto giudice_Depositphotos.com)_Donnaclick

Diffamazione online: cosa rischi se pubblichi screenshot

Nel caso di diffamazione semplice, la legge italiana prevede pene che possono sembrare leggere ma non lo sono affatto: una multa fino a 1.032 euro o la reclusione fino a un anno. Si tratta già di conseguenze pesanti, soprattutto considerando che possono scattare anche per un singolo contenuto offensivo. Se però l’offesa è considerata aggravata – come succede quasi sempre sui social network o quando si diffonde uno screenshot di conversazioni private – le sanzioni diventano molto più severe. In questi casi si rischia la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa ben più alta, senza contare la possibilità che la persona offesa chieda un risarcimento economico in sede civile.

Il punto cruciale è che la giustificazione “era solo un post” o “era solo uno screenshot” non ha alcun valore in tribunale: la legge equipara la pubblicazione sui social a una comunicazione di massa, con la stessa gravità di un articolo diffamatorio diffuso da un giornale o un’emittente televisiva. Per questo il consiglio è chiaro: prima di premere “pubblica” chiediti se quello che stai condividendo può danneggiare la reputazione di qualcuno. Se la risposta è sì, o anche solo “forse”, il rischio è altissimo. La linea che separa il voler “mettere in guardia” o “denunciare un comportamento scorretto” dal commettere un reato penale è molto sottile. E una leggerezza di pochi secondi online può trasformarsi in anni di conseguenze legali.