Pensione, ci andate anche se non avete mai lavorato: confermato il ‘decreto’

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Non hai mai lavorato? Nel 2025 puoi comunque ricevere un sostegno economico mensile grazie a tre misure di tutela riconosciute dall’INPS.

INPS

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Non hai mai versato contributi all’INPS? Anche senza anni di lavoro riconosciuti esistono strumenti che nel 2025 garantiscono una pensione minima.

In Italia, per ottenere la pensione di vecchiaia servono almeno 20 anni di contributi, ridotti a 5 nell’opzione contributiva. Ma non tutti hanno avuto una carriera lavorativa stabile o la possibilità di versare regolarmente all’INPS. Nel 2025, però, esistono strumenti pensati per garantire una tutela economica minima anche a chi non ha maturato i requisiti ordinari.

Parliamo di tre soluzioni diverse: la pensione di invalidità civile, l’assegno sociale e il fondo casalinghe e casalinghi. Ognuna di queste misure ha regole precise e requisiti da rispettare, offrendo un supporto concreto alle fasce più fragili della popolazione.

La pensione di invalidità civile è disciplinata dalla legge 118 del 1971 e viene riconosciuta a chi ha una menomazione fisica, intellettiva o psichica che riduce la capacità lavorativa di almeno un terzo. La valutazione spetta a una commissione medica dell’ASL. Nel 2025, con un’invalidità tra il 74% e il 99%, l’importo mensile ammonta a 336 euro, entro un limite di reddito annuo pari a 5.771,35 euro. Nei casi di inabilità totale, il trattamento sale a 739,83 euro grazie all’incremento al milione, con un reddito massimo consentito di 19.772,50 euro. A questo si aggiunge l’indennità di accompagnamento pari a 542,02 euro, riconosciuta anche indipendentemente dal reddito.

Una novità importante introdotta dalla legge di bilancio 2025 riguarda i soggetti con patologie oncologiche. Le revisioni delle prestazioni assistenziali, infatti, avverranno sugli atti, senza visita medica obbligatoria, salvo richiesta diretta dell’interessato. Questa misura snellisce la burocrazia e riduce i tempi di attesa, evitando ai malati ulteriori disagi. L’obiettivo è rendere più rapido ed efficiente il sistema di riconoscimento delle prestazioni. Le nuove regole resteranno in vigore fino al 31 dicembre 2025 e rappresentano un passo avanti verso una maggiore umanizzazione delle procedure, garantendo maggiore dignità e minore stress a chi già affronta una condizione di fragilità.

L’assegno sociale come alternativa alla pensione

Chi non ha mai lavorato può contare sull’assegno sociale, una misura assistenziale destinata a chi ha compiuto 67 anni e vive in condizioni economiche difficili. Nel 2025, l’importo è di 538,68 euro mensili per 13 mensilità. Per riceverlo, serve avere la residenza abituale in Italia e rispettare limiti di reddito ben precisi: massimo 7.002,97 euro annui per i single e 14.005,94 euro per le coppie. Si tratta di una misura fondamentale per chi non ha altri redditi e non può accedere alla pensione di vecchiaia, perché non ha mai maturato i requisiti contributivi richiesti.

La domanda per ottenere l’assegno sociale si presenta esclusivamente online tramite il sito INPS, contact center o patronati. Occorre allegare un’autocertificazione dei dati personali, una dichiarazione reddituale aggiornata e, se necessario, la certificazione di eventuale ricovero. In caso di rifiuto, è possibile fare ricorso al Comitato provinciale dell’INPS entro 90 giorni dalla comunicazione. Si tratta di un sostegno pensato come “ultima rete di sicurezza” per chi non ha maturato contributi, ma che al raggiungimento dei 67 anni si trova in condizioni di disagio. Una misura che, ogni anno, interessa decine di migliaia di cittadini.

Pensionato

La pensione per casalinghe e casalinghi

Una terza opportunità è rappresentata dal Fondo pensione casalinghe e casalinghi, istituito per chi ha dedicato la vita al lavoro domestico e di cura familiare. Chi sceglie di iscriversi può versare contributi volontari a partire da 25,82 euro al mese. Con almeno cinque anni di contributi e dai 57 anni di età, si può ottenere una pensione proporzionale a quanto versato. Questa soluzione si rivolge non solo a casalinghe e casalinghi, ma anche ai caregiver familiari e ai lavoratori part-time che non riescono a versare i contributi minimi. È una forma di tutela importante, seppur con importi spesso contenuti.

Il vantaggio di questa misura sta nella possibilità di accumulare un piccolo capitale previdenziale anche senza una carriera lavorativa tradizionale. Chi sceglie di contribuire al Fondo ottiene un diritto personale a una rendita, che può sommarsi ad altre forme di sostegno come l’assegno sociale. Nonostante l’importo resti generalmente modesto, si tratta di un riconoscimento al lavoro domestico, storicamente sottovalutato ma essenziale per la società. La sua importanza cresce soprattutto in un contesto in cui molte persone hanno carriere discontinue o lavori non contrattualizzati. Nel complesso, le tre misure — pensione di invalidità civile, assegno sociale e fondo casalinghe — rappresentano la risposta dello Stato a chi non ha i requisiti per la pensione ordinaria. Si tratta di strumenti diversi, ma accomunati dall’obiettivo di evitare che fasce fragili della popolazione restino senza reddito. La chiave è conoscere i requisiti e presentare le domande nei tempi previsti. In un’Italia che invecchia rapidamente, queste forme di sostegno assumono un valore sociale ancora più forte, garantendo dignità e sicurezza anche a chi non ha mai potuto versare contributi.