Banca, “Venite da noi, vi ‘regaliamo’ 50.000 euro”: è la prima al mondo a farlo | Correntisti chiamatela subito

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Rimborso banca phishing_Donnaclick

Rimborso banca phishing_(Depositphotos.com)_Donnaclick

Sempre più casi di phishing e truffe online: ecco cosa devono fare davvero le banche per proteggere i clienti. 

L’allarme truffe online non accenna a diminuire. Il fenomeno delle frodi digitali legate a conti correnti è in costante crescita. Phishing, vishing e spoofing sono ormai strumenti quotidiani dei truffatori, che approfittano della vulnerabilità di molti utenti per svuotare i conti con un semplice clic.

Dietro a un link apparentemente innocuo o a una telefonata da un numero credibile, si nasconde spesso una trappola. Le vittime vengono indotte a fornire credenziali bancarie o codici temporanei, convinte di parlare con operatori reali. Il risultato è quasi sempre lo stesso: prelievi non autorizzati e fondi scomparsi.

In troppi casi, gli istituti di credito respingono le richieste di risarcimento, attribuendo la colpa al cliente per presunte “negligenze” nell’uso delle credenziali. Tuttavia, la normativa europea è chiara: spetta alla banca dimostrare di aver adottato tutte le misure di sicurezza previste.

Le direttive comunitarie, recepite anche in Italia, impongono alle banche l’adozione di sistemi di autenticazione forte (SCA) per ogni operazione online. Se questi non sono stati attivati o risultano inefficaci, la responsabilità ricade sull’istituto e il rimborso diventa obbligatorio.

Cosa fare se la banca rifiuta il rimborso

Chi si trova a fronteggiare un rifiuto da parte della propria banca può rivolgersi all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). Si tratta di uno strumento rapido, accessibile e spesso risolutivo. Il ricorso costa 20 euro e può essere presentato online, purché il danno non superi i 200.000 euro e si siano già esperiti i reclami interni.

Esiste una procedura semplice che spesso porta al rimborso integrale. Il cliente deve allegare documentazione utile come email, estratti conto e messaggi ricevuti. In caso di esito favorevole, la banca è moralmente tenuta a rispettare la decisione, anche se non giuridicamente vincolata. E quasi sempre lo fa, per evitare danni reputazionali.

Rimborso banca phishing_Donnaclick
Gancio da pesca carta di credito_(Depositphotos.com)_Donnaclick

Una banca costretta a rimborsare fino a 50.000 euro

In un caso emblematico, una banca italiana è stata costretta a restituire al cliente truffato l’intera cifra sottratta tramite phishing: quasi 50.000 euro. L’episodio, riportato in una recente decisione dell’ABF, riguarda un cliente vittima di una truffa telefonica. Nonostante il rifiuto iniziale della banca, l’Arbitro ha riconosciuto che l’istituto non aveva adottato adeguati standard di sicurezza. Da qui l’obbligo di rimborsare integralmente l’importo sottratto.

Un precedente che apre la strada a un cambio di paradigma. Si tratta, infatti, di una delle prime decisioni di questo tipo in Europa, e potrebbe costituire un punto di svolta. Il principio è chiaro: se la banca non dimostra di aver protetto il cliente secondo quanto previsto dalla normativa, deve farsi carico del danno. Anche quando si parla di cifre consistenti. E ora, altri istituti potrebbero essere costretti a seguire la stessa strada.