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Lavori con l'AI e senza.

Lavori con l'AI e senza.

L’intelligenza artificiale sta ridisegnando il lavoro: ecco chi rischia di più e chi invece vedrà il proprio ruolo potenziato.

Nel novembre 2022, con il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI, l’intelligenza artificiale generativa è entrata prepotentemente nella vita quotidiana di milioni di persone. Da allora, il dibattito globale si è concentrato soprattutto sull’impatto che queste tecnologie avranno sul lavoro. Se da un lato si parla di nuove opportunità, dall’altro cresce la preoccupazione per la possibile sostituzione di molte mansioni umane. Le ricerche online su “il mio lavoro è sicuro” associate all’IA sono aumentate del 180%, segno che la preoccupazione è reale. Secondo il World Economic Forum, il 40% delle professioni sarà in qualche modo toccato da questa rivoluzione.

I modelli linguistici ampi (LLM) come ChatGPT hanno già mostrato di poter automatizzare attività ripetitive e gestionali in settori molto diversi. La capacità di comprendere e generare testo consente a queste tecnologie di svolgere compiti amministrativi, analisi di dati e persino interazioni con clienti. Tuttavia, non tutte le mansioni sono esposte allo stesso modo. Alcune professioni sono a rischio di automazione quasi totale, altre potrebbero beneficiare di un supporto tecnologico che ne aumenterà la produttività. Il panorama, quindi, è complesso: per ogni ruolo minacciato ne esiste un altro che sarà rafforzato.

Secondo i dati più recenti, i lavori a maggiore rischio di automazione sono quelli che prevedono una forte componente ripetitiva. Gli impiegati, ad esempio, hanno l’81% delle loro mansioni automatizzabili. Gli analisti gestionali seguono con il 70%, mentre operatori di telemarketing e assistenti statistici hanno rispettivamente un’esposizione del 68% e 61%. Anche cassieri e segretari legali/amministrativi vedono più della metà del loro tempo impiegato in attività che l’IA può sostituire. Questi dati delineano uno scenario in cui alcune mansioni tradizionali potrebbero ridursi drasticamente nei prossimi anni.

Ma non si tratta solo di perdita di lavoro. Esistono professioni che, grazie all’intelligenza artificiale, potrebbero essere potenziate. I periti assicurativi, ad esempio, vedono il 100% delle loro attività migliorabili grazie alle nuove tecnologie, che velocizzano perizie e valutazioni. Bioingegneri e ingegneri biomedici (84%), matematici (80%) ed editori (72%) sono altri esempi di ruoli che beneficeranno di strumenti basati su IA. In generale, chi lavora in ambito tecnico o scientifico avrà più possibilità di sfruttare la collaborazione uomo-macchina per ottenere risultati più rapidi e accurati.

Chi è al sicuro e chi no con l’intelligenza artificiale: i settori meno esposti

Ci sono anche categorie professionali meno esposte all’impatto dell’IA, perché le loro attività richiedono competenze empatiche, manuali o creative non replicabili facilmente da un algoritmo. Consulenti scolastici e orientatori professionali hanno l’84% dei compiti considerati a basso rischio di trasformazione. Stesso dato per il clero, che svolge un ruolo basato sulla relazione umana. Gli assistenti sanitari domiciliari (75%) e gli anestesisti (74%) rientrano anch’essi tra le figure protette, grazie alla complessità e alla responsabilità delle loro mansioni.

Esiste poi una categoria definita “fuori classifica”: mestieri che non prevedono compiti linguistici e sono quindi quasi immuni all’impatto dei LLM. Tra questi, lavapiatti, addetti alla manutenzione autostradale, falegnami, operatori tessili, macchinisti per prodotti cartotecnici e laminatori. Queste professioni richiedono competenze pratiche e manuali che l’automazione basata sul linguaggio non è in grado di replicare. Tuttavia, ciò non significa che siano completamente immuni da altre forme di automazione meccanica o robotica.

AI al lavoro
AI al lavoro

Nuove professioni e competenze per il futuro

L’aspetto più incoraggiante è che l’IA non rappresenta solo una minaccia, ma anche un’opportunità. Il World Economic Forum stima che gli specialisti in intelligenza artificiale e machine learning cresceranno del 39% nei prossimi cinque anni. Serviranno anche architetti di database, statistici, esperti di cybersecurity e figure capaci di progettare e gestire sistemi automatizzati. La chiave sarà la formazione continua: chi saprà adattarsi e acquisire nuove competenze avrà maggiori possibilità di restare competitivo.

Il futuro del lavoro con l’IA sarà un equilibrio tra automazione e valorizzazione delle capacità umane. I settori più resilienti saranno quelli in grado di integrare la tecnologia senza sostituire completamente il fattore umano. Per i lavoratori, la sfida sarà abbracciare il cambiamento, imparare a utilizzare gli strumenti basati su intelligenza artificiale e trasformare la paura in opportunità. La rivoluzione è già in corso e, come ogni cambiamento epocale, premierà chi saprà prepararsi per tempo.