Ultim’ora lavoro, “Cosa hai fatto nel 2012?” | Se rispondete male vi licenziano seduta stante: lo stanno chiedendo a tutti
Licenziamento per giusta causa anche per fatti avvenuti prima dell’assunzione: la Cassazione conferma. Ecco il caso e cosa cambia per tutti.
Una recente sentenza della Cassazione stabilisce che il licenziamento può avvenire anche per comportamenti avuti prima di essere assunti: ecco il caso che ha fatto scuola.
Il punto centrale è la fiducia, considerata la base imprescindibile di ogni contratto di lavoro. Senza buona fede, correttezza e lealtà, nessun datore di lavoro accetterebbe di affidare mansioni a un dipendente.
Questa fiducia può venire meno anche per comportamenti passati, antecedenti all’assunzione, se scoperti dopo e ritenuti incompatibili con il ruolo. È il principio affermato dalla Cassazione con la sentenza n. 4227/2025, che amplia il concetto di “giusta causa” di licenziamento.
Il caso riguardava un postino assunto nel 2006, al quale – anni dopo – le forze dell’ordine hanno trovato in casa oltre settemila buste e pacchi mai consegnati, alcuni contenenti documenti giudiziari riservati. Una scoperta che ha scosso l’azienda.
L’uomo aveva già lavorato in passato per la stessa società ed era stato riassunto dopo una conciliazione. Le omissioni contestate risalivano alla sua prima esperienza, ma sono emerse solo durante il secondo rapporto di lavoro.
L’intervento dell’azienda e la prima battaglia legale
Appresa la notizia, l’azienda ha avviato un procedimento disciplinare rapido, culminato nel licenziamento per giusta causa. La decisione è stata motivata dalla gravità dell’inadempienza e dal danno d’immagine provocato.
Il dipendente ha contestato la sanzione, sostenendo che i fatti si riferivano a un rapporto ormai concluso e che, alla riassunzione, nulla era stato segnalato. Ha anche invocato un forte stress psicologico vissuto nel periodo delle violazioni.

La Cassazione e il principio della fiducia
In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione al lavoratore, ordinando il reintegro. Ma in appello l’azienda ha ribaltato il verdetto. La questione è quindi arrivata alla Corte di Cassazione.
Gli Ermellini hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 2119 c.c., la giusta causa può fondarsi anche su fatti anteriori all’assunzione, purché la loro scoperta sia successiva e tali fatti risultino incompatibili con le mansioni affidate.
Nessuna giustificazione nello stress psicologico
Secondo la Corte, lo stress o le difficoltà personali non giustificano condotte gravi e dolose. Tali problemi avrebbero dovuto essere comunicati tempestivamente per attivare strumenti come congedi o permessi speciali.
In assenza di queste comunicazioni, il comportamento scorretto resta ingiustificabile e idoneo a far venir meno il rapporto fiduciario, giustificando il licenziamento immediato.
Le implicazioni per aziende e lavoratori
La sentenza fissa un precedente importante: un’azienda può licenziare per giusta causa anche per fatti avvenuti anni prima, se la gravità degli stessi compromette la fiducia necessaria per il lavoro.
Per i lavoratori, il messaggio è chiaro: la reputazione e la correttezza professionale contano anche prima della firma di un contratto. Per le aziende, si rafforza la possibilità di tutelarsi da comportamenti lesivi, indipendentemente dalla loro data.
