Delitto di Garlasco, nuove rivelazioni sul DNA: cos’è stato scoperto

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Un DNA maschile ignoto trovato nella bocca di Chiara Poggi riaccende il caso Garlasco. Contaminazione o traccia di un terzo uomo? Le ultime analisi e gli sviluppi delle indagini.

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Sono passati diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la giovane di 26 anni trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia.

Eppure, il caso che ha scosso l’Italia continua a riservare colpi di scena. Le recenti analisi condotte nell’ambito di un incidente probatorio disposto dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, hanno portato alla luce una scoperta che potrebbe riaprire interrogativi sulla dinamica del delitto: un DNA maschile ignoto, denominato “Ignoto 3”, rilevato su una garza usata durante l’autopsia per raccogliere materiale dalla bocca della vittima. Ma è una svolta investigativa o un semplice errore di contaminazione?

La scoperta del DNA ignoto

Durante l’incidente probatorio, la genetista Denise Albani, incaricata di analizzare i reperti, ha esaminato una garza utilizzata nel 2007 per raccogliere materiale genetico dal cavo orale di Chiara Poggi. Su cinque prelievi effettuati, tre hanno restituito risultati significativi. Uno di questi ha evidenziato un aplotipo Y (indicativo di una linea genetica maschile) compatibile al 99% con Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale Marco Ballardini durante l’autopsia. Un secondo prelievo ha mostrato una traccia mista, in parte sovrapponibile a Ferrari e in parte non identificata, mentre il terzo, analizzato il 15 luglio 2025, ha confermato la presenza di un DNA maschile ignoto insieme a quello di Ferrari. Le quantità rilevate sono infinitesimali, nell’ordine di 2-4 picogrammi, contro i 40.000 picogrammi del DNA di Chiara, suggerendo un possibile inquinamento della garza prima del prelievo.

Un’ipotesi di contaminazione

La genetista Denise Albani ha richiesto “qualche specifica in più” al medico legale Marco Ballardini per chiarire le modalità di raccolta della garza, che non era sterile ma utilizzata esclusivamente per acquisire il materiale genetico della vittima. Luciano Garofano, ex comandante del RIS di Parma e consulente della difesa di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio in concorso, non ha dubbi: “La spiegazione più logica è che sia una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo. Nella sala autoptica quella garza potrebbe essere stata contaminata inconsapevolmente perché lo scopo non richiedeva la massima attenzione nell’evitare la contaminazione”. La presenza di quantità così esigue di DNA maschile, secondo Garofano, rende improbabile che si tratti della “firma” di un assassino.

Alberto Stasi e Chiara Poggi.
Alberto Stasi e Chiara Poggi.

Le indagini della Procura di Pavia

La Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone e dai sostituti Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, con il supporto del procuratore aggiunto Stefano Civardi, sta conducendo una nuova inchiesta che vede Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, come indagato per omicidio in concorso con ignoti.

L’ipotesi investigativa suggerisce che più persone possano essere state presenti sulla scena del crimine. Tuttavia, i match effettuati finora hanno escluso che il DNA ignoto appartenga a Sempio o ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio e attualmente in regime di semilibertà. Anche i profili genetici di altre persone vicine alla vittima, come Roberto Freddi, Mattia Capra e Alessandro Biasibetti, non risultano compatibili con la traccia rilevata.

Un’indagine su almeno 30 persone

Per chiarire l’origine del DNA ignoto, la Procura sta considerando di confrontare il profilo genetico con quello di almeno 30 persone che hanno avuto contatti con il corpo di Chiara Poggi, inclusi operatori sanitari, soccorritori e chi ha partecipato alla riesumazione del corpo per rilevare le impronte dattiloscopiche. “Oggi sappiamo che è presente nel cavo orale della povera Chiara un DNA maschile, ignoto, non sappiamo a chi appartiene”, ha dichiarato Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, nel programma Filorosso su Rai 3. “La Procura, che è l’unica titolata a svolgere le indagini, dovrà compiere tutti gli accertamenti al fine di valutare, stabilire, se si può affermare a chi appartenga questo DNA”. De Rensis invita alla prudenza, sottolineando che il dato, pur potenzialmente significativo, non è al momento sufficiente per trarre conclusioni definitive.

Le reazioni della famiglia Poggi

L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, rappresentante legale della famiglia Poggi, ha espresso scetticismo sulla rilevanza della scoperta. “Non ci sono DNA di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara”, ha dichiarato, definendo il ritrovamento “un dato totalmente destituito da qualsiasi fondamento”. Secondo Tizzoni, le nuove analisi non mettono in discussione la sentenza che ha individuato Stasi come responsabile dell’omicidio, e le ipotesi alternative mancano di riscontri oggettivi. Anche Marzio Capra, consulente della famiglia, ha ribadito che la contaminazione è l’ipotesi più plausibile, sottolineando che “non si può escludere che la contaminazione sia avvenuta durante un altro esame autoptico e ‘trasferito’ con i ferri del mestiere”.

Prossimi passi investigativi

Il prossimo passo delle indagini sarà verificare se il DNA ignoto possa essere attribuito a una contaminazione accidentale o se, invece, rappresenti un elemento rilevante per l’inchiesta. La Procura di Pavia, che ha già analizzato altri reperti come l’impronta di una mano attribuita a Sempio e il materiale genetico sotto le unghie di Chiara, continua a lavorare sull’ipotesi di un delitto commesso da più persone. Tuttavia, le analisi finora condotte su circa 60 impronte e altri oggetti, come il tappetino del bagno e i rifiuti della villetta, non hanno fornito nuovi indizi concreti. La traccia sul tappetino, ad esempio, appartiene alla linea genetica maschile della famiglia Poggi, escludendo un coinvolgimento diretto nell’omicidio.