Dramma per Nick Cave, morto a 31 anni il figlio Jethro

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Perdere un figlio è uno dei dolori più strazianti per un genitori. Perderne due, a distanza di sette  anni l’uno dall’altro, è qualcosa di inimmaginabile. E’ successo all’artista  Nick Cave che ha perso il suo secondo figlio  dopo che il primo era morto sette anni fa in seguito ad una caduta da una scogliera all’età di 15 anni.

E’ morto Jethro, il secondo figlio di Nick Cave

 

Nuovo dramma famigliare per Nick Cave: il figlio Jethro è morto a soli 31 anni, sette anni dopo la morte del figlio adolescente Arthur. Ad annunciarlo è stato lo stesso cantante australiano 64enne. “Con molta tristezza posso confermare che mio figlio, Jethro, è morto”  ha dichiarato l’artista in un comunicato: “Saremmo grati per il rispetto della privacy della famiglia in questo momento“.

 

Chi era Jethro


Jethro era nato da una relazione di Cave con la modelle Beau Lazenby nel 1991. Negli stessi giorni, dieci dopo la nascita di Jethro, era nato il secondo figlio di Nick, Luke, avuto dalla prima moglie del cantante, Viviane Carneiro. Jethro era cresciuto in Australia e aveva raccontato di non aver incontrato Nick fino all’età di sette o otto anni. “E’ stato un periodo difficile, ma alla fine è stato fantastico“, aveva raccontato Nick in un’intervista nel 2008. “Con mio eterno rammarico, non ho avuto molti contatti con Jethro nei primi anni, ma ora ho un grande rapporto con lui”, aveva aggiunto. Sette anni fa, Nick e l’attuale moglie Susie hanno perso il figlio quindicenne Arthur, caduto da una scogliera a Brighton dopo aver sperimentato l’Lsd.

 

 Come è morto Jethro

Jethro, la cui madre è la modella Beau Lazenby, viveva a Melbourne e due giorni prima che morisse era stato rilasciato dalla  prigione in cui si trovava in seguito ad un’arresto  avvenuto dopo essersi dichiarato colpevole di aver aggredito violentemente la madre.

 Chi è Nick Cave?

Nick Cave ha anche le caratteristiche fisiche del poeta maledetto con la sua lunga chioma nera, viso emaciato, sguardo tetro e profondo. In accordo con il suo aspetto fisico anche il  suo vasto repertorio  che spazia dalla disperazione, all’orrore, fino alla morte si inseguono in canzoni malate, ossessive, ma sempre pervase da un’ansia di redenzione. L’immagine vampiresca che gli è stata cucita addosso, però, è da tempo diventata un peso per lui: “Chiamatemi pure cupo e disperato, ma credetemi, faccio di tutto per uscire da questo mito”, implorò in un’intervista di qualche anno fa. E a giudicare dai suoi ultimi lavori, non si può certo dargli torto.

 

La carriera di Nick Cave

Nick Cave è il cantautore più significativo degli anni Novanta, perché rispetto ai suoi colleghi riesce ad andare più a fondo. Sa esplorare gli abissi della mente, ai confini con (e spesso oltre) la follia. Sa terrorizzare e illuminare, sconcertare e commuovere. Eppure il suo esordio era stata pura cacofonia, con The Boys Next Door, una mediocre band punk influenzata dai suoni inglesi di fine anni Settanta. Ma già con i Birthday Party (guidati da Rowland Howard alla chitarra, e Mick Harvey piano e batteria), Cave infiamma le cantine di Melbourne. Anche la musica cambia: il punk lascia spazio a una liturgia elettro-blues dai toni drammatici, che sconfina, a tratti, nel gospel più spettrale. Un repertorio in bilico tra il rock depravato degli Stooges e gli psicodrammi claustrofobici dei PIL, il blues alticcio di Tom Waits e il dissacrante art-rock firmato Captain Beefheart.

 

 

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