30 anni dalla strage di Capaci, chi era Francesca Morvillo, il ritratto di Marta Cartabia

di Redazione


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Oggi, lunedì 23 maggio, si commemora il 30° anniversario della Strage di Capaci, in cui morirono i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

Di Francesca Morvillo, uccisa a 46 anni, ha fatto un ritratto Marta Cartabia, ministra della Giustizia, intevenuta a un evento organizzato dall’Università degli Studi di Palermo.

“Il suo rigore nell’uso degli strumenti giuridici, la sua professionalità nello svolgere la sua funzione di giudice, animata da una umanità non esibita, da una sensibilità vissuta nella sua profondità, ci restituiscono un volto e un profilo di grandissima autorevolezza alla quale giustamente possiamo invitare a guardare anche le giovani generazioni”.

E ancora: “Francesca Morvillo è stata una delle prime donne magistrate. Ora diamo per scontato di vedere la procuratrice generale qui parlare da questo podio, vedere tante presidenti di Tribunali, donne che stanno dando moltissimo alla magistratura, alternarsi al microfono con i colleghi uomini non era così a quell’epoca”.

francesca morvillo e giovanni falcone

francesca morvillo e giovanni falcone

Cartabia ha aggiunto: “Morvillo mi pare sia del concorso del ’68 quindi a pochi anni dalla rimozione di quegli ostacoli all’ingresso in magistratura delle donne, che il nostro Paese si è portato avanti davvero per troppo tempo. Ci sono voluti 15 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione per accorgersi che forse quello divieto all’ingresso in magistratura delle donne non collimava proprio con l’articolo 3 della Costituzione, che parla di uguaglianza, e dell’articolo 51 che parla di uguaglianza nell’accesso ai pubblici uffici. Non era semplice per le prime donne magistrate farsi largo in un mondo così spiccatamente maschile”, ha sottolineato.

Per la guardasigilli “la sua attenzione ai minori credo vada ascritta a pieno titolo nel suo personale contributo alla lotta contro la mafia e contro la criminalità organizzata perché agire a tutela dei minori, agire accanto ai minori come giudice e nel lavoro di presenza sociale è un contributo di valore altissimo di prevenzione. Tanto più si espande il momento educativo che il nostro Paese sa offrire ai giovani, tanto meno bisogno di rieducazione attraverso la pena si rende necessario”.

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