Fimosi nei bambini da 3 a 8 anni. Ecco come si cura

di francesca


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Errori da non commettere

La mancanza di una corretta educazione sessuale, purtroppo, a qualunque livello, impedisce molte volte di avere idee chiare circa i problemi della sfera genitale dei bambini. Il primo ostacolo che si può incontrare nell’affrontare e risolvere il problema con le modalità da me suggerite è rappresentato dalla paura delle madri, che spesso si rifiutano di collaborare con il medico perché fa loro “impressione” eseguire questa semplice operazione quotidiana di lavaggio, e temono di far male al bambino. Bisogna che queste madri si convincano che è loro compito accudire nel migliore dei modi i loro bambini.

Tra i doveri c’è anche questo, che oltretutto servirà a evitare qualche complesso o trauma nell’età più adulta. Devo confessare che non condivido anche certi comportamenti di alcuni “addetti ai lavori”.

Qualcuno dice che non è il caso di applicare la riduzione medica (manuale) della fimosi: <<signora, si apre poi da solo>>. Qualche volta è vero ma, altre volte, purtroppo molti bambini, dopo qualche anno, vengono indirizzati al chirurgo per l’intervento di fimosi.

L’intervento invece deve essere la soluzione ultima dopo aver provato la riduzione manuale. Per troppi bambini diventa, ancora oggi, una tappa obbligata nella loro “carriera” sanitaria (le altre, per la verità in diminuzione, sono le tonsille, le adenoidi e l’appendicite).

Purtroppo il rischio non solo è rappresentato dalla difficoltà tecnica, (infatti sembra un intervento banale ma non lo è) che qualche volta porta a risultati esteticamente non molto apprezzabili (quindi attenzione alla ricerca del chirurgo giusto), ma anche dalla necessità di ricorrere ad un’anestesia generale o sedazione profonda con analgesia durante l’intervento che deve essere garantita dall’impiego di una tecnica di anestesia loco-regionale.

Altri addetti ai lavori dicono alla mamma: <<Signora il prepuzio deve essere aperto. Lo faccia lei>>. Cioè scaricano sulla mamma il problema. A parte la mancanza di esperienza, neppure la madre più coraggiosa ha l’animo di forzare, con relativi pianti ed eventuali sanguinamenti, una parte così delicata del corpo del suo bambino. Cerchiamo di capire perché queste prese di posizione.

Gli avversari della riduzione manuale obbiettano: “le aderenze balano-prepuziali” (il fatto che il prepuzio sia attaccato al glande) sono fisiologiche fino al 5° anno di vita e in genere non ostacolano l’esposizione del meato uretrale. E’ vero, (ci mancherebbe altro che chiudessero il meato urinario – questi bimbi non farebbero la pipì) ma noi abbiamo anche bisogno che il prepuzio scorra bene e scopra totalmente il glande.

Vi garantisco che cercare di staccare un prepuzio ad un bimbo di 5 anni diventa molto problematico, se non impossibile. Io in genere consiglio di provarci verso gli 8 anni, quando i bimbi sono più ragionevoli e più disponibili (ma non tutti lo sono).

“ATTENZIONE perchè il prepuzio scollato si riattacca!”. Certamente se non viene quotidianamente “aperto”. Per questo io dico che voglio la collaborazione incondizionata della  mamma che deve aprilo e lavarlo tutti i giorni! Le “aderenze balaniche” possono determinare una vera fimosi, quali esiti di processi flogistici locali o per traumi da scollamento violento. (Ma nella pratica da noi suggerita, lo scollamento deve essere molto delicato e molto limitato).

Purtroppo mi riesce difficile immaginare che chi si deve professionalmente occupare della crescita del bambino e quindi anche della sua qualità di vita ignori fondamenti così importanti di civiltà, di educazione sanitaria e di educazione sessuale.

La riduzione manuale della fimosi è compito del medico; la madre e, poi, il bambino più grandicello devono perfezionarla per un corretto comportamento igienico quotidiano. Il bambino deve imparare a lavarsi bene anche dopo aver fatto la pipì, come dovrebbe fare poi per tutta la sua vita.

Articolo tratto dal libro Il bambino Felice del Prof. Giuseppe Ferrari

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