Acido clorogenico
L’ acido clorogenico è un acido di natura alimentare presente nell’acido caffeico, che si trova in tantissimi ortaggi e in molta frutta.
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Esso appartiene alla categoria dei polifenoli, potenti antiossidanti dai numerosi effetti benefici per il nostro corpo. La dicitura clorogenico deriva dal greco, dove il prefisso “cloro” significa “verde”, colore che caratterizza i prodotti che si ottengono dalla sua ossidazione.
Esso è presente in alte concentrazioni nel caffè verde, quello che viene raccolto prima che i chicchi arrivino a maturazione. Con il processo di torrefazione a cui viene sottoposto il caffè, invece, si assiste all’eliminazione di buona parte dell’acido clorogenico. Tuttavia, lo si può trovare in altri alimenti, come il mate, famosa bevanda sudamericana, che si distingue proprio per essere una fonte ricca di acido clorogenico; non dimentichiamo, poi, alcuni alimenti vegetali di uso comune, quali mele, pesche, mirtilli, prugne, pere, arachidi, pomodori, melanzane e patate.
Le proprietà dell’acido clorogenico sono diverse e tra queste emergono soprattutto gli effetti ipotensivi e modulatori della glicemia. Inoltre, ha proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antibatteriche, oltre ad essere un buon sostegno per il tono dell’umore.
Secondo alcuni studi pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition l’acido clorogenico fa dimagrire poiché è stato evidenziato come l’assunzione di caffè verde aiuti il dimagrimento e la perdita di peso grazie alla sua capacità di bruciare i grassi. Infatti, l’acido clorogenico diminuisce l’assorbimento degli zuccheri a livello intestinale e sveltisce i processi metabolici attraverso un’accelerazione del processo naturale con cui il nostro organismo elimina i grassi accumulati.
Non sono frequentemente riscontrati effetti collaterali dell’acido clorogenico poiché, di solito, è una sostanza ben tollerata da tutti. Si riscontra, tuttavia, che possa aumentare i livelli di omocisteina nel sangue, rappresentando quindi un fattore di rischio cardiovascolare. Se si considerano gli effetti positivi di questa sostanza sulla pressione sanguigna e sull’assorbimento del glucosio è però molto improbabile che questo aumento provochi un effettivo incremento del rischio cardiovascolare.
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