Cancro, scoperta la cura sorprendente: il medicinale veterinario potrebbe debellare il male del secolo | Dalla California una nuova speranza
Uno studio della University of California sperimenta un farmaco innovativo sui gatti malati di tumore. I risultati positivi fanno sperare anche per i pazienti umani.
Gatto in braccio al suo padrone.
Uno studio internazionale ha testato un nuovo farmaco contro il tumore della testa e del collo nei gatti, con risultati così promettenti da aprire prospettive anche per la cura negli esseri umani.
La ricerca scientifica continua a cercare nuove strategie per affrontare uno dei mali più difficili da trattare: il cancro. Spesso i modelli utilizzati in laboratorio non sono sufficienti a restituire un quadro realistico dell’evoluzione delle malattie oncologiche e della risposta ai trattamenti. È in questo contesto che uno studio condotto presso l’Università della California a San Francisco ha aperto nuove possibilità, scegliendo come protagonisti non i tradizionali topi da laboratorio, ma i gatti domestici. Il risultato ha sorpreso gli stessi scienziati: un farmaco sperimentale ha dimostrato di controllare efficacemente il tumore in diversi esemplari felini.
Il progetto, pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Cell e riportato da AGI, ha coinvolto un team guidato da Daniel Johnson e Jennifer Grandis. L’obiettivo era valutare la potenzialità di una nuova classe di farmaci mirati al fattore di trascrizione STAT3, noto per essere coinvolto nella crescita di numerosi tumori solidi e liquidi. Lo studio si è concentrato sul carcinoma squamocellulare della testa e del collo (HNSCC), una delle forme più aggressive e letali di tumore sia negli esseri umani che nei gatti.
I dati raccolti sono incoraggianti: il 35% dei gatti arruolati nello studio ha risposto positivamente al trattamento, mostrando un controllo della malattia con effetti collaterali minimi. Dei 20 animali inclusi, 7 hanno registrato una stabilizzazione o una regressione parziale del tumore. Uno dei casi più sorprendenti è stato quello di Jak, un micio al quale restavano poche settimane di vita al momento della diagnosi. Grazie al farmaco sperimentale, ha vissuto altri otto mesi, con una qualità della vita accettabile e sintomi ridotti al minimo.
Un aspetto fondamentale di questo studio è che gli animali domestici condividono con noi non solo gli ambienti di vita, ma anche le esposizioni quotidiane a fattori ambientali. Ciò li rende modelli più rappresentativi rispetto ai topi da laboratorio. “I nostri gatti – spiega Jennifer Grandis – affrontano le stesse sfide ambientali che affrontiamo noi, e i loro tumori sono molto più eterogenei rispetto a quelli indotti artificialmente nei roditori”. Questo significa che le loro risposte ai farmaci possono offrire informazioni più vicine alla realtà clinica degli esseri umani.
Nuove frontiere della ricerca
Il farmaco testato agisce bloccando l’attività di STAT3, una proteina chiave nei processi di proliferazione tumorale. Ma i ricercatori hanno osservato anche un altro effetto: l’aumento dei livelli di PD-1, una molecola associata alla risposta immunitaria contro il cancro. Questa doppia azione suggerisce che il composto non solo rallenti la crescita del tumore, ma rafforzi anche il sistema immunitario nel riconoscere e combattere le cellule maligne. Una prospettiva che apre alla possibilità di combinare il farmaco con altre terapie immuno-oncologiche già in uso negli esseri umani.
La ricerca ha anche un importante valore metodologico. Dimostra che le sperimentazioni cliniche sugli animali domestici possono rappresentare una via alternativa e più efficace per testare nuovi trattamenti. A differenza dei modelli murini, spesso troppo semplificati, gli animali da compagnia presentano tumori spontanei, geneticamente complessi e molto simili a quelli che colpiscono le persone. Questo approccio riduce il divario tra sperimentazione preclinica e applicazione clinica, velocizzando il percorso di un farmaco dal laboratorio al paziente.

Implicazioni per i pazienti umani
Il carcinoma squamocellulare della testa e del collo negli esseri umani resta uno dei tumori più difficili da trattare, con tassi di sopravvivenza ancora troppo bassi. L’idea che un farmaco, inizialmente concepito per l’uomo, possa dimostrare la sua efficacia anche nei gatti e viceversa, apre scenari incoraggianti. Come sottolineano i ricercatori, il successo riscontrato in campo veterinario è un passo in avanti nella ricerca di trattamenti mirati e meno tossici, capaci di migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Gli scienziati hanno già avviato una sperimentazione parallela sugli esseri umani, con l’obiettivo di confermare i dati raccolti negli animali. La speranza è che questo composto possa diventare una nuova arma terapeutica sia per i pazienti oncologici felini che per quelli umani. “Siamo fiduciosi – conclude Grandis – che queste ricerche possano salvare molte vite, indipendentemente che abbiano due o quattro zampe”. Un messaggio che racchiude il senso profondo di questa sfida: la lotta al cancro è comune, e la scienza può unire mondi apparentemente lontani.
