Oliviero Toscani, celebre fotografo noto per le sue immagini provocatorie e iconiche, è morto serenamente nella notte del 12 gennaio, all’età di 80 anni.
Si trovava nell’ospedale di Cecina, dove era ricoverato da alcuni giorni a causa di complicazioni legate a una setticemia. Accanto a lui, i suoi cari e la musica che tanto amava, tra cui “Forever Young” di Bob Dylan, scelta dalla figlia per accompagnarlo nei suoi ultimi momenti.
Toscani soffriva di amiloidosi, una grave malattia che aveva reso il suo corpo fragile, ma non aveva scalfito il suo spirito indomito. Come aveva raccontato in un’intervista al “Corriere della Sera” nell’agosto scorso, l’idea di invecchiare era estranea alla sua generazione, cresciuta con il mito dell’eterna giovinezza.
“Fino al giorno prima di essere così, lavoravo come se avessi 30 anni”, aveva confessato. Tuttavia, il suo corpo, provato dalla malattia e da un’infezione alla colecisti, non ha retto.
Il professor Michele Emdin, cardiologo della Fondazione Monasterio di Pisa che lo aveva in cura, ha raccontato il profondo legame instaurato con Oliviero Toscani negli ultimi due anni. “La nostra non era più una relazione medico-paziente. Eravamo diventati amici”, ha dichiarato, sottolineando l’ammirazione per l’animo filosofico e la resilienza del fotografo. Toscani non temeva la morte, ma detestava la malattia, sentendosi prigioniero di un corpo debilitato mentre la sua mente rimaneva quella di un giovane.
Il medico ha ricordato il miglioramento temporaneo delle condizioni di Toscani a dicembre, quando sembrava che la malattia si fosse stabilizzata. Purtroppo, la setticemia ha innescato un’irrecuperabile crisi generale. Emdin ha espresso gratitudine per il lavoro dei colleghi dell’ospedale di Cecina, che hanno garantito un’assistenza impeccabile fino alla fine.
La famiglia di Toscani ha deciso per una cerimonia funebre privata, seguita dalla cremazione a Livorno. Per chi lo ha amato e stimato, rimane l’impronta indelebile di un uomo che ha rivoluzionato la fotografia, trasformandola in uno strumento di riflessione sociale. I suoi scatti provocatori, spesso al centro di polemiche, hanno spinto a interrogarsi su temi complessi come la diversità, l’intolleranza e l’inclusività.
“Se ne è andato ascoltando la sua musica preferita”, ha concluso il professor Emdin, citando la poesia che l’artista trovava nelle note di Dylan e Dalla. Una colonna sonora che ha accompagnato Toscani fino all’ultimo istante, simbolo di una vita vissuta con passione e creatività.
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