Dalla metà degli anni ’90 alcuni ricercatori hanno indagato il rapporto tra consumo di alimenti industriali, obesità e varie patologie.
In particolare, Carlos Monteiro, un noto epidemiologo e nutrizionista brasiliano, visto l’alto tasso di obesità tra i bambini del Paese, insieme a un team di professori dell’Università di San Paolo, ha realizzato una ricerca che indaga sulla tipologia di spesa alimentare delle famiglie brasiliane.
L’intento della ricerca era quello di approfondire i cambiamenti nelle abitudini alimentari delle famiglie rispetto agli anni precedenti.
Il risultato è stato un vero e proprio cambiamento nelle abitudini delle famiglie più propense ad acquistare molti alimenti trattati industrialmente come bibite, salsicce, pane confezionato e biscotti, i cosiddetti alimenti ultraprocessati.
L’analisi ha poi approfondito lo stretto legame tra cibo, obesità e salute e ha classificato il cibo in 4 gruppi:
Oggi, questo genere di alimenti costituisce una fetta consistente del nostro regime alimentare in tutto il mondo. Solo negli Stati Uniti il 67% delle calorie assunte da adulti e bambini proviene da questa tipologia di alimenti.
Si tratta di alimenti prodotti industrialmente, arricchiti da molti additivi come aromi, coloranti o emulsionanti per farli apparire più attraenti e appetibili.
Gli scienziati hanno trovato moltissime associazioni tra il consumo di alimenti ultraprocessati e problemi di salute, tra cui malattie cardiache, diabete di tipo 2, obesità, malattie gastrointestinali. Non solo: sono stati riscontrati anche casi di depressione quale fattore-causa oppure conseguenza dell’obesità.
Secondo un report dell’Institute for Health Metrics and Evaluation del 2019 oltre 5 milioni di decessi in tutto il mondo (9% del totale) sarebbero provocati da sovrappeso e obesità. Nel nostro Paese è in sovrappeso il 33% della popolazione adulta e il 10% è obeso.
Studi più recenti (2024) condotti su un campione di 10 milioni di individui hanno evidenziato come ben 32 diversi problemi di salute siano correlati al regime alimentare e come sia forte l’impatto dei cibi ultraprocessati.
Le patologie principali interessano problemi cardiaci, diabete di tipo 2, stati d’ansia e depressione. Secondo la dottoressa O’Connor è necessario fare una distinzione nell’ambito del gruppo dei cibi ultraprocessati in base alla loro pericolosità per la nostra salute. Le bibite gassate e le carni lavorate risultano molto dannose, mentre ad alcuni prodotti come lo yogurt aromatizzato e il pane integrale riducono il rischio di sviluppare nel tempo il diabete di tipo 2.
Secondo una ricerca effettuata nel 2019, venti persone di età e corporatura differenti hanno vissuto insieme per 4 settimane sottoposte alla stessa dieta. Nelle prime 2 settimane hanno mangiato cibi non trasformati; nelle successive 2 settimane hanno mangiato prevalentemente cibi ultraprocessati.
È emerso che durante le 2 settimane di dieta ultraprocessata il peso dei partecipanti è aumentato mediamente di 2 kg e che le persone hanno consumato circa 500 calorie in più al giorno rispetto alla dieta non processata. Nelle 2 settimane di dieta non elaborata, i partecipanti hanno perso circa 2 kg a testa.
Esiste dunque una stretta correlazione tra il consumo di alimenti ultraprocessati, obesità e condizioni metaboliche, senza mai dimenticare che spesso questo genere di alimenti risulta più economico e sempre più spesso viene introdotto nella nostra alimentazione al posto di alimenti più sani.
Nonostante il budget familiare sia un fattore importante, spesso è difficile resistere al mix di sapori unico creato da questi cibi ricchi di carboidrati, zucchero, grassi e sale.
In Italia, al momento sono state stilate delle linee guida che suggeriscono l’importanza di evitare questo genere di alimenti e preferire una dieta mediterranea con frutta, verdura fresca, cereali e legumi, senza eccedere con grassi, zuccheri, sale e bevande gassate e alcoliche.
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