Rexal Ford
La mattina del 7 giugno, il parco di Villa Doria Pamphilj, uno dei più grandi e amati di Roma, si è trasformato in un teatro dell’orrore. I corpi senza vita di una donna e della sua bambina di pochi mesi sono stati rinvenuti tra la vegetazione, suscitando sgomento tra i cittadini e spingendo gli inquirenti a una corsa contro il tempo per ricostruire i fatti. A meno di una settimana dalla scoperta, il 13 giugno, le autorità greche hanno arrestato Rexal Ford, un 46enne cittadino statunitense, sull’isola di Skiáthos. L’uomo, accusato di omicidio della figlia neonata e occultamento di cadavere della madre, è al centro di un caso che intreccia manipolazione, menzogne e un passato oscuro.
Rexal Ford, originario della California, si presentava come un produttore cinematografico e sceneggiatore. Con il suo fascino e una storia costruita ad arte, millantava di avere tre milioni di dollari in banca e di condurre una vita da “umile milionario”. A Roma, dove era arrivato con la compagna conosciuta a Malta e la loro figlia neonata, Ford cercava investitori per una sceneggiatura ambientata a Firenze, senza mai ottenere successo. La sua figura, tuttavia, nascondeva un lato inquietante. Secondo le ricostruzioni, il 20 maggio era stato fermato in stato di ebbrezza in Campo de’ Fiori, con una ferita alla testa e in compagnia di moglie e figlia. All’epoca, aveva dichiarato di alloggiare in un hotel, ma il numero fornito apparteneva a un’agenzia immobiliare, un primo segnale della sua tendenza a mentire.
A meno di 24 ore dal ritrovamento dei corpi, mentre gli inquirenti iniziavano a indagare, Ford si aggirava nel cuore di Roma, al Pantheon, come se nulla fosse accaduto. Qui, il 10 giugno, ha avvicinato una giovane donna, presentandosi come uno sceneggiatore americano in cerca di una terrazza per girare un film. Con un atteggiamento carismatico, le ha promesso un ruolo nel suo progetto cinematografico, invitandola a un appuntamento con la frase: “Se vuoi, puoi raggiungerci” in Grecia, dove avrebbe incontrato una casa di produzione per poi viaggiare in barca a vela tra le isole. La giovane, inizialmente lusingata, ha poi riferito agli inquirenti di essere rimasta sconvolta quando ha appreso la vera identità dell’uomo.
Il 13 giugno Rexal Ford è stato fermato dagli agenti del Servizio Centrale Operativo (SCO) sull’isola greca di Skiáthos, un luogo noto per la sua bellezza e meta di turisti. Le autorità italiane, in collaborazione con quelle greche, hanno agito rapidamente dopo aver tracciato i suoi movimenti. Ford, che aveva lasciato Roma l’11 giugno, era già sospettato di aver ucciso la figlia e di aver occultato il cadavere della compagna. Gli inquirenti ritengono che la donna fosse già morta quando Ford, il 20 maggio, aveva dichiarato a una poliziotta che “era partita”. Le indagini sono ancora in corso per confermare se anche la morte della madre sia da attribuire a un omicidio, con l’autopsia che potrebbe fornire risposte decisive.
Le indagini hanno rivelato che Ford non era uno sconosciuto alle forze dell’ordine. Negli Stati Uniti, il 46enne aveva precedenti penali, anche se i dettagli non sono stati ancora resi pubblici. La sua vita sembrava un intreccio di verità e finzione: da un lato, un passato che potrebbe includere un ruolo come executive producer, come da lui sostenuto; dall’altro, una parabola di declino che lo ha portato a vivere di espedienti in Europa. La compagna, conosciuta a Malta, e la figlia neonata rappresentavano il suo nucleo familiare, ma le circostanze che hanno portato al dramma di Villa Pamphili restano avvolte nel mistero. Gli inquirenti stanno esaminando il movente, che potrebbe essere legato a conflitti personali o a difficoltà economiche, nonostante le sue vanterie di ricchezza.
La polizia italiana, coordinata dalla Procura di Roma, sta lavorando per ricostruire la dinamica degli eventi. Un testimone chiave ha riferito di aver visto Ford con la bambina in braccio il 5 giugno, due giorni prima del ritrovamento dei corpi, alimentando il sospetto che l’uomo abbia agito con premeditazione. Le liti tra Ford e la compagna, riportate da alcuni conoscenti, potrebbero aver preceduto il crimine. Inoltre, la ferita alla testa riscontrata durante il fermo del 20 maggio solleva interrogativi: era il risultato di un alterco o di un tentativo di depistaggio? L’autopsia sui corpi della madre e della figlia sarà determinante per chiarire le cause della morte e confermare l’ipotesi di un duplice omicidio.
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