Reddito di base_Donnaclick (Freepik)
Una nuova misura economica sta facendo discutere: potrebbe diventare il modello europeo per sostenere chi vive d’arte.
Un reddito fisso garantito a chi crea, suona, recita, scrive o dipinge. Non è fantascienza, ma una realtà concreta che dal 2026 potrebbe rivoluzionare la vita di migliaia di artisti. La cifra? 1.300 euro al mese. La fonte? Un governo europeo che ha deciso di investire in cultura come motore economico e sociale.
L’annuncio è arrivato all’improvviso, lasciando molti a bocca aperta. Si parla di una misura strutturale, non più di un esperimento. Una politica pubblica che non si limita ad aiutare gli artisti in difficoltà, ma riconosce il loro lavoro come essenziale per il benessere collettivo.
Nel dibattito internazionale sul reddito universale, questa nuova iniziativa si distingue per la sua destinazione mirata. Non è rivolta a tutta la popolazione, ma esclusivamente ai lavoratori del settore creativo. Un segnale forte, soprattutto in un momento storico in cui l’automazione e l’AI stanno mettendo sotto pressione molte professioni.
A far discutere è anche il metodo scelto per selezionare i beneficiari. In passato si è ricorso al sorteggio tra candidati qualificati, ma l’idea di legare il contributo a merito o bisogno economico sta guadagnando consensi. Il pubblico si mostra favorevole: il 97% ha detto sì al programma.
Dietro questa iniziativa c’è una visione ben precisa: trasformare l’arte da passione precaria a professione sostenibile. Troppo spesso chi lavora in ambito creativo è costretto a svolgere altri impieghi per arrivare a fine mese. Il nuovo reddito, invece, permette agli artisti di concentrarsi sulla propria ricerca senza rinunciare alla dignità economica.
I dati parlano chiaro: durante la fase sperimentale, chi ha ricevuto il contributo ha prodotto più opere, guadagnato di più con la propria arte e ridotto la dipendenza da altri sussidi. Un investimento che ha avuto anche un ritorno positivo sull’economia nazionale, con benefici superiori ai costi sostenuti.
È l’Irlanda il primo Paese europeo ad aver preso una decisione storica: rendere permanente dal 2026 il programma “Basic Income for the Arts”, un reddito di base da 1.300 euro al mese destinato a 2.000 artisti selezionati in tutto il Paese. La misura, nata nel 2022 come risposta alle difficoltà vissute dal settore culturale durante la pandemia, si trasforma ora in una politica strutturale che riconosce il lavoro creativo come una professione a tutti gli effetti. Dopo tre anni di sperimentazione, il governo ha ufficializzato l’iniziativa come parte integrante della propria strategia culturale e di welfare. Le nuove candidature saranno aperte a partire da settembre 2026, anche se non sono ancora stati resi noti i criteri di selezione.
Il successo del programma ha superato le aspettative, spingendo il Ministero della Cultura a puntare non solo sul rinnovo, ma anche su un possibile ampliamento dei beneficiari, qualora vi siano fondi disponibili. I dati raccolti durante la fase pilota parlano di maggiori entrate per gli artisti, riduzione del ricorso a lavori esterni e incremento della produzione culturale. A oggi, si tratta del primo e unico reddito universale in Europa pensato esclusivamente per chi lavora nel mondo dell’arte, e potrebbe diventare un modello da esportare. L’Irlanda, con questa mossa, si posiziona come apripista di una nuova visione del lavoro culturale: non più un lusso o un hobby, ma un pilastro economico e sociale da proteggere e valorizzare.
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