Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri.
“Per opportuna informazione si comunica che l’appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: ‘Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni’“.
È quanto si legge in una comunicazione, indirizzata “a tutti i ministeri” dal nuovo segretario generale di Palazzo Chigi, Carlo Deodato. L’immagine della missiva, su carta intestata della Presidenza del Consiglio, Ufficio del cerimoniale di Stato e per le onorificenze, è rimbalzata sui social media. La comunicazione è stata poi confermata da fonti di più ministeri.
L’ironia di Giuseppe Conte
“Sissignora! Gradiremmo sapere da Palazzo Chigi anche come vuole sostenere famiglie e imprese sul carobollette, visto che ”il” Presidente del Consiglio nel suo discorso di fiducia non ci ha dato nemmeno un indizio”.
Così, su Twitter, Giuseppe Conte, leader del MoVimento 5 Stelle, ironizzando sulla circolare.
Nonostante la scelta della Meloni, secondo l’Accademia della Crusca, come riportato su Adnkronos, la definizione migliore è ‘la presidente’.
“I titoli al femminile – ha spiegato il presidente Claudio Marazzini – sono legittimi sempre, e quindi è giusto dire ‘la’ presidente (eviterei la presidentessa), ‘la’ premier (ma se possibile eviterei l’inutile forestierismo), ‘la’ prima ministra. Chi usa questi femminili accetta un processo storico ormai ben avviato”.
“Chi invece preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo, secondo l’opzione che fu a suo tempo di Giorgio Napolitano (che preferiva ‘il presidente della Camera’ anche se era una donna, Laura Boldrini), e come la stessa presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che scelse il maschile non marcato”.
“Chi vuole interpretate il maschile non marcato come un errore di grammatica, commette un eccesso – ha proseguito il presidente della Crusca – Si tratta solo di una preferenza linguistica, magari ormai minoritaria, dettata dall’appartenenza anagrafica a una diversa generazione, o dettata da una cosciente scelta ideologica (una scelta che, di per sé, non vedo come possa essere messa sotto accusa quale fosse un errore grammaticale)”.
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