Si tinge di giallo la morte di Giada Zanola, la 33enne precipitata nella notte tra martedì e mercoledì da un cavalcavia sull’autostrada A4 nei pressi di Vigonza. Quella che sembrava essere una tragica fatalità si è invece rivelata un terribile femminicidio. Il compagno della donna, Andrea Favero, 39 anni, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nella notte tra martedì e mercoledì la coppia avrebbe litigato violentemente, per l’ennesima volta. Giada voleva lasciare Andrea, stanca delle continue vessazioni e violenze psicologiche e fisiche. L’uomo, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, l’avrebbe prima aggredita e poi spinta giù dal cavalcavia, facendola precipitare per 15 metri. Un Tir in transito l’ha travolta, uccidendola sul colpo. Ma mentre la donna veniva dilaniata dalle ruote del mezzo pesante e gli automobilisti chiamavano terrorizzati la polizia stradale, Favero era tranquillamente a casa sua, a dormire.
È stata questa prima circostanza anomala a destare i sospetti degli inquirenti. Perché Favero aveva abbandonato la compagna sul cavalcavia nel cuore della notte, senza chiedere aiuto? Se Giada si fosse suicidata, perché lui non aveva tentato di fermarla o aveva allertato i soccorsi? Inoltre, sulle braccia dell’uomo i poliziotti hanno notato numerose escoriazioni, forse dovute ad una colluttazione.
Messo alle strette, Favero ha ammesso di essere stato con Giada sul cavalcavia, ma ha detto di non ricordare i momenti esatti della tragedia. Un vuoto di memoria poco credibile per gli investigatori, che hanno incastrato l’uomo grazie anche ai messaggi inviati dallo stesso Favero quella mattina a Giada e ad un’amica, nei quali faceva finta di non sapere cosa fosse successo.
La storia tra Giada e Andrea era diventata un incubo. Vivevano separati in casa ormai da mesi, nonostante le nozze già fissate per il 21 settembre. Lei voleva troncare la relazione, ma Favero era ossessionato dalla donna e la controllava in ogni spostamento. Temeva che lei potesse portargli via il figlio di 3 anni, nato dalla loro unione. Giada era stufa delle violenze fisiche e psicologiche dell’uomo, che la insultava e picchiava quotidianamente, come testimoniato da amici e parenti. Il 27 maggio, dopo l’ennesima lite, Giada aveva strappato le loro foto di coppia conservate da Andrea, un gesto che lo aveva fatto infuriare.
“Ci aveva invitati al matrimonio ma due mesi fa ci ha detto che non se la sentiva più. Ho conosciuto anche Andrea, l’avevo visto la prima volta a una sfilata che Giada aveva fatto qui a Travagliato (primo hinterland di Brescia, ndr ), mi è sempre sembrato un bravo ragazzo. Il giorno dei funerali della mamma gli avevo persino raccomandato di prendersi cura di lei. Ora se davvero l’ha uccisa spero che paghi”. Questo ha detto Roberta, un’amica di famiglia di Giada. La 33enne aveva anche una nuova relazione e proprio il giorno dopo la tragedia avrebbe dovuto iniziare a lavorare nello stesso distributore di benzina del nuovo compagno, circostanza che aveva fatto precipitare Favero nella spirale della gelosia omicida. Ossessionato e accecato dalla rabbia, l’uomo ha così deciso di porre fine alla vita della donna che non riusciva più a controllare.
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