Dalla Costa d’Avorio a Ceraso su un barcone, la storia di Yveline

di Alice Marchese


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Yveline Cisse ha 23 anni. Due anni fa è arrivata dalla Costa d’Avorio. Ha attraversato il deserto della Libia ed era incinta. La storia di Yveline è una testimonianza di riscatto e di un sogno raggiunto nonostante le premesse e la tragicità di un viaggio di cui non si conosce la fine. Ma lei ha partorito, e a Ceraso ha trovato lavoro.

Progetto di accoglienza “Sai” dei migranti

Nel comune cilentano da 4 anni è in corso il progetto “Sai” di accoglienza dei migranti. Yveline da qualche settimana fa il tirocinio per operatore sanitario nell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania, reparto di urologia.

Il suo obiettivo e desiderio più recondito era anche quello di conciliare studio e lavoro. La giovanissima mamma ha conseguito questi risultati pur essendo davvero lontana da casa e pur avendo attraversato il deserto della Libia.

Il percorso di Yveline

Prima è arrivata la scuola, Yveline ha conseguito la licenza elementare, poi quella media solo pochi mesi fa e ora frequenta il corso per i primi due anni delle superiori.

Il team di sociologi, l’equipe di psicologi, assistenti sociali, avvocati per tutela legale l’hanno aiutata, supportata. Hanno notato sin da subito quella luce negli occhi di chi vuole salvarsi e riscattarsi. Così è entrata in un percorso di formazione per operatore sociosanitario.

Il suo percorso di formazione

Mille ore in aula, 450 di stage. Al termine della formazione, nel mese di agosto, dovrà sostenere un esame finale che le rilascerà il titolo di operatore socio- sanitario.
Un lavoro qualificato, per sempre. Ha dichiarato con gioia a Repubblica.

“Per me se sei in un paese che non è il tuo devi integrarti. Fa parte dell’integrazione andare a scuola, così come lavorare bene, con dignità. Io ho molta volontà, se ci sono cose da fare le faccio senza problemi. Ho cominciato il mese scorso in ospedale, ci prendiamo cura dei pazienti, mi piace molto”.

Si pronuncia la mediatrice culturale e sociologa

Le parole della mediatrice culturale e sociologa Sara Ferrara sempre a Repubblica. “Yveline è stata sempre molto motivata. Voleva fin da subito studiare ma quando a Ceraso è stato inaugurato il ristorante multietnico con immigrati e lavoratori del posto lei si è offerta subito di dare una mano in cucina e lavare i piatti. Si è integrata perfettamente nella comunità, partecipa attivamente alla vita del paese. È una ragazza molto forte, determinata”

Yveline racconta mentre corre a prendere all’asilo Andrè, 5 anni, partorito a Benevento, dove l’hanno accolta appena arrivata in Italia. Ma è Ceraso che le ha cambiato la vita, grazie al progetto Sprar che ha in carico 20 immigrati a cui la cittadina riserva ospitalità e formazione, un progetto molto apprezzato, di recente prorogato per altri 3 anni.

Le parole del sindaco Gennaro Maione

“Si tratta di un progetto che va benissimo quando si lavora con obiettivi concreti realizzabili si crea integrazione vera, si danno opportunità reali a ragazzi scappati dalle guerre. Questi giovani fanno tirocini e percorsi lavorativi anche presso aziende agricole, da un lato si offre manodopera alle aziende locali, dall’altra si insegnano arti e mestieri e si garantisce un percorso vero di inserimento”.

Dichiara la vicesindaca

Commenta la vicesindaca Pamela Ferrara. “È una grande soddisfazione vedere la giovane Yveline costruire un bel percorso riuscire a coinvolgere queste persone è una soddisfazione per tutti, immigrazione non vuol dire solo disagio sociale ma anche una risorsa e una potenzialità. Yveline dà un buon esempio agli altri giovani, anche del nostro paese.

Penseranno: “Se lo ha fatto lei con tutte le difficoltà del mondo posso farlo anche io”. Ciò non toglie nulla ai giovani del posto ma fa da input, con l’impegno si raggiungono obiettivi. Abbiamo accolto 20 immigrati, la maggior parte famiglie con bambini di età inferiore ai 10 anni. Hanno ripopolato le nostre scuole, è stato utile alle collettività, non bisogna più aspettare l’università per relazionarsi con altre culture, fin da piccoli saranno a contatto con la multiculturalità“.

Nel borgo in provincia di Salerno, 2 anni fa, con una cerimonia, fu data la cittadinanza a 13 bambini immigrati, appartenenti proprio al progetto Sai.

Yveline ricorda con nostalgia la sua famiglia che non vede l’ora di riabbracciare. Spera di rivederle un giorno. Racconta anche quanto sia stato importante per lei la scuola. “La grazia di Dio mi ha aiutato, speravo di trovare belle opportunità in Italia. Per questo ho lasciato il mio paese. Mi piaceva andare a scuola, ho dovuto lasciare quando mio padre è morto, facevo le pulizie per aiutare mamma e le mie sorelle. Mi mancano tanto” .

“Non lasceremo la terra dove abbiamo trovato aiuto”

“Sogno di lavorare, di avere soldi per comprare un biglietto e volare da loro. Lo sogno spesso, ci penso sempre, ce lo ripetiamo quando ci sentiamo al telefono. Loro sono incuriosite da quello che faccio, mamma si è commossa”.

Vuole volare da loro, per poi tornare qui. Yveline è immensamente grata all’Italia che le ha preso la mano e la sta accompagnando in questo percorso essenziale per lei. “Tornerò in Italia, voglio costruire il mio futuro qui, voglio che mio figlio studi in Italia, vogliamo restare. Non lasceremo la terra dove abbiamo trovato aiuto”.

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