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Certo, l’impatto potrebbe essere forte ma è solo con la forza e il coraggio che si dicono certe cose. Parlare di disabilità, d’altra parte, non è mai stato facile e tanto meno lo è per i genitori di figli disabili!
Non è stato così per tre mamme inglesi, Rebecca Atkinson, giornalista sorda e ipovedente, la sua collega Melissa Mostyn, anche lei non udente con una figlia in carrozzina, e Karen Newell, che ha un bambino cieco ed è una consulente esperta in giocattoli. Tre mamme che hanno pensato alle bambole con disabilità Toy Like Me.
“Perchè non creare bambole come i bambini veri?” si saranno dette. E i “bambini veri” non sono come le “bambole di sempre” o, per lo meno, non tutti… non sono sempre “standard”. I bambini veri sono bellissimi, diversi l’uno dall’altro e a volte anche disabili. Nulla di più ovvio.
Così è nata la campagna social ToyLikeMe, che in poco tempo ha totalizzato “like” e soldi a sufficienza per dare vita alle bambole disabili, dimostrando che i tempi sono maturi per parlare di bambini in carrozzella, con le protesi, con voglie sul volto, occhiali pesanti, apparecchi acustici e diversità fisiche o psichiche reali.
Le ToyLikeMe sono prodotte da un’azienda britannica, la MakieLab, che già si era occupata di creare giocattoli personalizzabili e ora aspettiamo che arrivino sul mercato. Intanto l’attenzione al fenomeno cresce e forse, è il caso di dire, un obiettivo è stato già raggiunto: sensibilizzare l’opinione pubblica.
Per quanto riguarda i bambini e i loro giochi, è sicuro che in questo modo anche i bambini con disabilità si sentiranno un po’ più rappresentati da una “bambola come loro”, ovvero una Toy Like Me.
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