Ai suoi elettori si presentò dicendo «Sono Deb Haaland e il Congresso non l’ha mai sentita una voce come la mia», promettendo di lottare per «eguaglianza razziale, educazione e giustizia economica».
Scelta da Joe Biden come ministro dell’Interno nel suo gabinetto esecutivo, Debra, se confermata dal Senato, sarà l’attuale deputata eletta in una circoscrizione del New Mexico; è la prima esponente di una tribù o etnia nativa a ricoprire questo incarico.
L’unica minoranza che non aveva mai avuto una rappresentanza a livello governativo era proprio quella dei nativi americani. Un’altra storica nomina nel nuovo Governo americano. Una vittoria per i primi americani, quelli originari, finalmente.
Una nomina anche ad alto valore simbolico e dalle conseguenze politiche rilevanti. Infatti, l’Interior department, negli Stati Uniti, non si occupa di polizia e ordine pubblico, ma di gestione delle risorse naturali, patrimonio forestale, parchi nazionali e riserve, nonché dei programmi per le minoranze etniche.
Nata 60 anni fa in Arizona, madre nativa e padre di origini norvegesi, entrambi militari, Haaland appartiene alla storica tribù dei Laguna Pueblo, 35esima generazione originaria del Nuovo Messico. Ha frequentato 13 scuole prima di diplomarsi e per pagarsi il college vendeva torte. Da ragazza madre ha conseguito una laurea in giurisprudenza.
La sua è una voce nuova e fiera. C’è chi la definisce una “forza della natura”, chi “il peggior incubo di Donald Trump”, ma dal 2018 Haaland è soprattutto la prima congresswoman nativa americana mai eletta al Congresso degli Stati Uniti.
Sempre stata attivista, fu tra i nativi americani che protestavano contro la costruzione del gasdotto Dakota Access Pipeline a Standing Rock nel 2016 e con le donne della Washington March dopo l’elezione di Trump.
La sua agenda politica progressista prevede l’assistenza medica accessibile a tutti, un salario minimo federale di 15 dollari e un programma pubblico di assistenza all’infanzia. Si batte anche per ottenere maggiori fondi e risorse per combattere la violenza di genere, una piaga che colpisce in modo particolare le donne native. Il suo punto forte, però, è la tutela delle terre pubbliche dalla privatizzazione per tutelare i luoghi sacri indigeni e allo stesso tempo l’ambiente.
Per l’amministrazione Biden si tratta dell’ennesima “prima volta”. Dopo Kamala Harris, infatti, prima donna di colore vicepresidente, sono arrivati: Janet Yellen prima donna nominata per il Tesoro, Avril Haines prima donna al timone degli 007, Lloyd Auster primo afroamericano scelto per il Pentagono, Pete Buttigieg primo gay dichiarato al governo come ministro dei Trasporti, Alejandro Mayorkas, primo ispanico e primo immigrato a dirigere la Homeland Security.
Tutte scelte che fanno dell’amministrazione Biden la più diversa inclusiva della storia Usa, con ampio spazio per le donne e le minoranze.
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