Disturbo borderline di personalità, di cosa soffrirebbe Amber Heard

di Manuela Zanni


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Tra le ultime testimonianze al processo intentato da Johnny Deep per diffamazione nei confronti dell’ex moglie Amber Heard,  c’è quella della psicologa forense Shannon Curry secondo la quale Amber soffrirebbe di disturbi della personalità che comportano “uno sforzo estremo per essere al centro dell’attenzione”.

“Amber Heard è borderline”

Continua il processo in Virginia diventato uno dei casi mediatici più seguiti. È una serie di accuse reciproche quelle che si scambiano in aula Johnny Depp e l’ex moglie Amber Heard, udienza dopo udienza. Lei lo accusa di violenza domestica ai tempi della loro relazione, lui di avergli distrutto la carriera attraverso l’immagine del “picchiatore di donne”, come lo aveva definito il The Sun. Secondo la psicologa forense Shannon Curry, presente al processo, Amber Heard soffriva di un disturbo borderline e di disturbo istrionico della personalità già prima di avere una relazione con Johnny Deep.

Ascoltata nel corso dell’ultima udienza in aula, la psicologa ha affermato che secondo il suo parere Heard non soffrirebbe, come lei invece sostiene, di un disturbo da stress post traumatico (PTSD) dovuto alla sua relazione con l’ex marito. Gli avvocati dell’attrice hanno accusato la psicologa di essere stata assunta da Johnny Depp per esporre un potenziale pregiudizio nei confronti della loro assistita. Accusa respinta dalla psicologa.

La testimonianza della terapista di coppia

Durante una delle prime udienze del processo, aveva testimoniato anche la terapista di coppia Laurel Avis Anderson, la quale con una registrazione video aveva raccontato le tormentate sedute che Alter Heard e Johnny Depp avevano affrontato tra ottobre e dicembre 2015.  “Lei aveva uno stile di conversazione tipo martello pneumatico, era sempre su di giri”, ha raccontato la terapista. “Lui faticava a tenere quel ritmo”. Un giorno l’attrice si presentò nello studio mostrando i lividi sotto gli occhi. Depp avrebbe definito la loro relazione “caotica” e “violenta”, tanto che la psicologa ha parlato di “quella che io vedevo come una situazione di abusi reciproci”.

Cos’è il disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline di personalità (DBP) secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali è caratterizzato “da una modalità pervasiva di instabilità e di ipersensibilità nei rapporti interpersonali, instabilità nell’immagine di sé, estreme fluttuazioni dell’umore e impulsività”. Elementi che possono contribuire a generare una forte sofferenza così come sfociare in comportamenti problematici.  All’origine del termine, che risale agli anni ‘30, il tentativo di definire un gruppo di pazienti che sembravano essere al confine, borderline appunto, tra psicosi e nevrosi. Anche oggi, talvolta, appaiono vicini alla norma, potendo poi improvvisamente evidenziare gravi elementi psicopatologici.

Si tratta inoltre di un disturbo che interessa più spesso le donne e che può insorgere nella prima età adulta, anche se spesso l’origine può essere rintracciata in eventi stressanti vissuti durante la prima infanzia. Abusi fisici e sessuali nella prima adolescenza, ma anche episodi di abbandono o di separazione dei genitori sono stati spesso associati al disturbo borderline di personalità, anche se è bene sottolineare che è possibile sviluppare questo tipo di disturbo anche in assenza di traumi o eventi particolarmente negativi subiti in età infantile.

 

Come si manifesta il disturbo?

Il disturbo borderline di personalità può avere diverse manifestazioni. Un aspetto sicuramente comune è il terrore di essere abbandonati che può manifestarsi anche con comportamenti eccessivi quali paura o rabbia quando qualcuno di importante si presenta in ritardo a un appuntamento o annulla un impegno. Una manifestazione caratteristica è infatti anche la difficoltà a controllare la propria rabbia che può sfociare in intense sfuriate, dopo le quali ci si sente in colpa o si prova un senso di profonda vergogna.

Non solo, anche il rapporto con gli altri risulta profondamente instabile: chi soffre di disturbo borderline, infatti, può cambiare la propria visione degli altri bruscamente, passando dall’idealizzare una persona, spesso il proprio partner, tanto da voler condividere ogni momento insieme, alla completa disillusione e svalutazione nel momento in cui si sente, anche immotivatamente, trascurato.


La stessa instabilità può manifestarsi anche nell’immagine di sé: cambiare spesso obiettivi, opinioni o percorso lavorativo può essere tra i sintomi più comuni di questo tipo di disturbo, cui si accompagnano anche forti sbalzi d’umore che possono verificarsi nel giro di poche ore. Infine, caratteristica è anche la tendenza all’auto-sabotaggio –  lasciare gli studi poco prima della laurea o rovinare una relazione promettente possono essere comportamenti tipici – e sentimenti cronici di vuoto. Comuni molto spesso anche comportamenti autolesionisti che possono avere un duplice significato: da un lato possono infatti essere espressione della volontà di punirsi, dall’altro possono essere utilizzati come modalità disfunzionali per gestire emozioni percepite come troppo intense. Tutti questi elementi provocano un forte senso di disagio e portano chi soffre di disturbo borderline a sentirsi inadeguato oltre che estremamente fragile.

Come si cura il disturbo borderline?

Come altri disturbi della personalità, quello borderline può essere trattato con la psicoterapia e, laddove risulti necessario, anche con terapia farmacologica che lo specialista può valutare in base alla gravità dei sintomi manifestati dal paziente.

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