Il lavoro per le donne di oggi? Fare la Personal Shopper

di francesca


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Ma come funziona davvero il lavoro delle personal shopper? Sono tutte veramente modelle rubate alle passerelle, un po’ frivole e superficiali?

Abbiamo intervistato una di loro che lavora su Torino, una ragazza bella e alla mano che, oltre a sapere di moltissime cose, si intende di moda, legge tantissimo, soprattutto riviste straniere.

Maurizia ci racconta che per diventare Personal Shopper è consigliabile seguire un corso: ce ne sono di specifici in tutta Italia, particolarmente a Milano e Roma: più giù non si va, è un mercato chiuso.

Il corso, il più delle volte organizzato da enti o associazioni, si articola su più piani, dallo studio del marketing fino a quello del bon ton. Maurizia ci dice di aver fondato un associazione (http://www.personalshopperto.it/) con altre 4 colleghe e che il suo lavoro le piace moltissimo.

Non si tratta solo di scegliere un abito, piuttosto che un paio di scarpe: con le altre ragazze organizza dei veri e proprio itinerari di shopping (anche enogastronomico), per portare a spasso i numerosi turisti della città.

Un criterio indispensabile per lavorare nel campo? La conoscenza delle lingue. Senza, mi dice Maurizia, c’è davvero pochissima possibilità di cominciare e farsi un nome.

E sull’immagine classica della personal shopper, che, fuori dal camerino, sceglie l’abito perfetto per una cliente che non ha tempo o gusto nel selezionarli, Maurizia ci dice che non è proprio così realistica. Il più delle volte, il cliente desidera evitare il lungo giro per negozi, per cui invia taglie e desideri alla sua personal shopper di riferimento, che fa un giro per negozi, seleziona e lascia da parte.

Un’ultimo consiglio da personal shopper? Essere competenti, su tutto, dalle pietre preziose al design: solo così si può evitare lo smacco di essere impreparate davanti al cliente.

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