Birmania, Miss Universo lancia un appello: “Pregate per Myanmar”

di Alice Marchese


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Lo scorso dicembre, era diventata reginetta Ma Thuzar Wint Lwin in Myanmar ed era felice e fiera di poter rappresentare il suo Paese al concorso internazionale di Miss Universo.

Ma la situazione è insostenibile dopo il colpo di stato militare del primo febbraio di quest’anno che ha causato 780 morti e oltre 4 mila arresti. Per questo la gara finale che si terrà oggi in Florida è diventata un momento per richiamare l’attenzione sul dramma birmano: «Stanno uccidendo la nostra gente come animali. Dov’è l’umanità? Per favore aiutateci» ha detto la giovane in un’intervista.

“Pregate per Myanmar”

Già durante il National Costume Show, la sfilata delle reginette con l’abito nazionale, giovedì scorso, la modella aveva lasciato tutti di stucco presentandosi con un cartello che recitava «Pregate per Myanmar».

E oggi se, come è possibile, riuscirà a prendere il testimone di Miss Sudafrica Zozibini Tunzi, potrà usare la sua vittoria per chiedere la liberazione dei leader democratici attualmente in carcere.

Ricordiamo ancora l’immagine emblematica della suora che si inginocchia di fronte alla polizia, implorandola di interrompere il conflitto.

Aveva distribuito acqua e cibo ai manifestanti

Nei giorni successivi al colpo di Stato Thuzar Wint Lwin si era esposta scendendo in piazza per chiedere il rilascio di Aung San Suu Kyi. Aveva distribuito acqua e cibo ai manifestanti e donato somme importanti ai genitori delle vittime.

Sul suo account Instagram aveva postato foto in cui teneva in mano cartelli con su scritto: «Via il governo militare. Questa è la morte del Myanmar».

Su Facebook, invece, si era mostrata bendata, le mani legate e un nastro adesivo a tapparle la bocca, «Abbiamo paura del nostro stesso esercito. Fermano, molestano, uccidono persone in strada senza motivo. Quando vediamo un soldato, proviamo rabbia e paura». Comunque vada il concorso Thuzar Wint Lwin sa che non potrà tornare in patria. Troppi i suoi amici che sono finiti in carcere poche ore prima della sua partenza per gli Stati Uniti.

 

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