Il biotestamento è realtà anche in Italia: ecco cosa c’è da sapere

di Danila


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Anche in Italia, uno dei pochi Paesi in Europa a non avere ancora una legge sul fine vita, il biotestamento è realtà con la legge entrata in vigore il 31 gennaio 2018 ma approvata già lo scorso dicembre dopo un lungo iter parlamentare. Da questo momento in poi sarà possibile parlare concretamente di testamento biologico, così anche il cittadino italiano avrà il diritto di dare indicazioni relative ai trattamenti sanitari da ricevere o eventualmente da respingere nel caso in cui ci si trovasse in condizioni di incoscienza, senza dover lasciare tali decisioni ai parenti. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla legge del biotestamento.

Il testamento biologico si basa sul diritto all’informazione del malato circa le sue condizioni di salute e gli eventuali trattamenti possibili: il paziente potrà quindi scegliere se accettare o rifiutare le cure attraverso il consenso libero e informato, un atto formale in forma scritta che però potrà essere revocato in qualsiasi momento. In pratica medico e paziente stabiliscono insieme un piano di cure da applicare quando il malato non sarà più in condizioni di intendere e di volere, tutte situazioni di cui negli ultimi anni si è abbondamene discusso. Nel caso in cui il paziente sia un minore, verranno semplicemente prese in considerazione le sue volontà, anche se a decidere saranno comunque i genitori o un tutore; in mancanza di queste figure la decisione verrà delegata a un giudice.

Affinchè le disposizioni imposte dal paziente vengano accettate bisognerà anche segnalare una persona di fiducia che farà le veci del malato e che quindi lo rappresenterà legalmente nelle relazioni con le strutture sanitarie coinvolte.

Quando bisogna fare il testamento biologico? In realtà si può sottoscrivere in qualsiasi momento, anche durante un qualsiasi ricovero ospedaliero, ma verrà applicato sono nel caso in cui il malato si trovi in uno stato di incoscienza o incapacità di intendere e volere. In questo caso i medici non possono ricorrere all’obiezione di coscienza e a prescindere dal loro orientamento etico o religioso dovranno garantire l’applicazione delle richieste del malato; d’altronde la legge nasce proprio da tali necessità.

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