Le 7 regole d’oro del perdono nel suo significato psicologico

di cinziaR


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Il significato psicologico del perdono è quello di rappresentare un bene per la nostra salute fisica e mentale. Tuttavia, sapere ciò sul perdono non lo rende facile da mettere in pratica.

In una ricerca sull’argomento, su una scala a 10 punti (dove 1 = nessun perdono e 10 = perdono completo), circa la metà dal campione ha riportato un punteggio inferiore a 6 nella capacità di perdonare.

Purtroppo non ci sono soluzioni semplici per diventare più bravi a perdonare, ma di seguito vi propongo 7 regole da conoscere sul perdono e che potranno esservi utili.

  1. Perdonare non significa dimenticare. Persone che hanno subito maltrattamenti o torti rilevanti non dimenticano i loro traumi, ed è giusto che sia così. Possono imparare a perdonare, ma continuano a ricordare.
  2. Perdonare non significa minimizzare l’esperienza vissuta. Impegnandovi nel perdono non state dicendo “va bene.. alla fine non era poi così grave”. Niente affatto! Si può perdonare ma ammettere che il trauma è stato reale e molto doloroso.
  3. Se perdoni non vuol dire che sei un idiota. Il perdono non è un segno di debolezza, ingenuità o stupidità.
  4. Perdonare non dipende dal fatto che le altre persone si siano scusate con voi. Purtroppo, non possiamo sempre aspettarci che le persone che ci hanno offeso o danneggiato capiscano pienamente i loro errori. Essi potrebbero non ammettere nemmeno di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ma va bene lo stesso, perchè se perdoniamo lo facciamo per il nostro beneficio, non per il loro. Non abbiamo bisogno di ricevere qualcosa da loro per perdonarli.
  5. Perdonare è un processo. Il perdono non è un fenomeno tutto-niente, o bianco-nero, ma un processo. Si può non essere in grado di perdonare completamente un’altra persona, ma si può lavorare per avvicinarsi a farlo. Senza pretendere di raggiungere un 10 su 10 nella scala del perdono, si può puntare a trasformare un 6 in un 7 o in un 8.
  6. Perdonare accresce la salute e il benessere psicologico. Dal momento che la ricerca mostra che la rabbia cronica è tossica per la salute e il benessere e in considerazione del fatto che nessuno vuole attorno persone cronicamente arrabbiate, risentite e rancorose, il perdono è davvero qualcosa che dovremmo imparare. Perdonare gli altri per le loro trasgressioni e le loro azioni è nel nostro interesse e non necessariamente nel loro. Se accettate di perdonare non fate un favore a loro, ma a voi stessi.
  7. L’ingrediente segreto del perdono è lasciare andare la rabbia. Nella pratica clinica psicoterapeutica non è raro incontrare persone che hanno vissuto gravi traumi dal punto di vista fisico, sessuale, emotivo, finanziario. Molti di essi hanno subito traumi addirittura da persone care. Coloro che sono riusciti ad affrontare meglio la vita sono anche quelli che hanno trovato il modo per perdonare se stessi e gli altri. Hanno lavorato duramente per lasciare andare la rabbia e il risentimento. Non hanno dimenticato ma sono riusciti ad affrancarsi dalla condizione di vittima, scegliendo (meritatamente o meno) di perdonare.

Concludendo:

Imparare l’arte di perdonare se stessi e gli altri può regalarci benefici incredibili per la nostra salute fisica e mentale. La ricerca psicologica ha infatti dimostrato che perdonare ha l’effetto di alleviare stress, ansia, livelli di depressione e, cosa forse più importante, la rabbia. La rabbia cronica può essere tossica per la nostra salute fisica e mentale; essa può aumentare la nostra reattività allo stress e il rischio di sviluppare malattie organiche come quelle cardiovascolari. Se abbiamo troppa difficoltà a perdonare, accumuliamo grandi quantità di rabbia, risentimento e amarezza, che finiscono per danneggiarci a più livelli.

Luca Mazzucchelli è Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e co-fondatore di Helpsy e fondatore del Servizio Italiano di Psicologia Online, prima realtà di supporto psicologico a distanza in Italia; collabora con diverse multinazionali aiutandole nella produzione di video psicologico-divulgativi rivolti a professionisti ed appassionati di psicologia. Ha lavorato con alcune importanti realtà del terzo settore e collaborato con diverse Università e Ordini Professionali. E’ Direttore della rivista “Psicologia Contemporanea”.

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