Psicologia infantile: dalla dislessia ai disturbi dell’apprendimento, intervista alla Dott.ssa La Guzza

di francesca


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Quando è assolutamente necessario che i genitori si rivolgano allo psicologo dei bambini?

Lo psicologo dell’infanzia è il professionista che si occupa di prevenzione del disagio psicologico e promozione del benessere nel bambino e nelle figure a lui vicine. É utile che un genitore si riferisca ad un professionista non solo nei casi in cui non riesce a comprendere o gestire una difficoltá o un disagio conclamato del figlio (risposte emotive e comportamentali problematiche quali aggressivitá, oppositivitá, iperattivitá, inibizione, scarsa autostima, oppure difficoltá di apprendimento) ma soprattutto in quei casi che destano preoccupazione e verso i quali si può ancora lavorare a livello preventivo.

E’ la scuola che provvede a una sorta di “invio” presso di Lei o dovrebbero essere i genitori che autonomamente decidono di contattarla?

Un genitore, ma meglio entrambi, possono rivolgersi allo psicologo di propria iniziativa oppure spinti dal pediatra o gli insegnanti. La normativa sulla privacy non permette l’invio ai servizi da parte degli insegnanti senza il consenso dei genitori. Ottenuto il consenso scritto al trattamento dei dati personali sará possibile consultare anche gli insegnanti o le altre figure coinvolte.

Quali sono i sintomi della dislessia, della disgrafia e della disortografia?

La dislessia fa parte della famiglia dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico, assieme alla disgrafia, la disortografia e la Discalculia. Sono disturbi cognitivi di origine neuro-biologica quindi geneticamente determinati e ad alta familiaritá. Si manifestano con difficoltá precoci e specifiche nell’apprendimento (rispettivamente delle abilitá di lettura, scrittura e ortografia, calcolo) che non dipendono da deficit intellettivi, scarsa motivazione, problematiche di natura emotiva o svantaggio culturale.  Il 10% della popolazione scolastica presenta difficoltá di apprendimento, ma solo il 5% presenta difficoltá specifiche di apprendimento. Esiste quindi una specifica differenza tra queste due condizioni.

A che età si può parlare di discalculia?

La diagnosi di Discalculia (come quella di disgrafia) puó essere fatta non prima della fine della classe terza primaria. L’errore comune peró é quello di attendere il compimento della diagnosi. Io credo che sia fondamentale cominciare a lavorare da subito, sin da quando un insegnante, un genitore o un professionista nota una disarmonia nell’apprendimento, che si tratti di disturbo o di “semplice” difficoltá scolastica.

I disturbi dell’apprendimento si possono curare e guarire?

I disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) non sono una malattia, né un handicap, quindi non é appropriato parlare di “cura”, ma piuttosto di abilitazione, percorso di crescita e compensazione che si svolge avvalendosi dell’aiuto dello psicogo clinico specializzato. Grazie alla legge 170/2010 e ai nuovi ritrovati scientifici e tecnologici oggi é possibile fare molto per questi bambini, le loro famiglie e gli insegnanti.

C’è tabù secondo lei nel parlare delle problematiche legate ai disturbi dell’apprendimento? I genitori si vergognano?

I genitori non si vergognano, oggi c’é piú informazione su questo tema. Piuttosto c’é la difficoltá di riconoscere e accettare non tanto il disturbo, quanto le difficoltá scolastiche del figlio.

Che differenza c’è tra lo psicologo dei bambini e il Neuropsichiatra infantile? Quando è necessario l’uno e quando l’altro?

Il neuropsichiatra infantile é un medico specializzato nella valutazione, nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi neurologici e psichiatrici. In quanto tale spesso consiglia il trattamento farmacologico per la risoluzione di alcuni disturbi mentali (in associazione a interventi quali psicoterapia, logopedia, psicomotricitá dei quali si occupa di solito il team nel quale lavora). Lo psicologo si occupa anch’egli in prima persona di valutazione, diagnosi, trattamento ma non prescrive farmaci, crede che il trattamento farmacologico non sia la via adeguata alla risoluzione di un disturbo. Il disturbo mentale infatti non é comparabile a quello fisico, ma piuttosto generato e alimentato da dinamiche emotive, relazionali, situazionali e contestuali. Il sintomo mentale emerge nel comportamento, e il comportamento é adeguato o meno a seconda del punto di vista di chi lo osserva.

Cos’è l’iperattività? E’ vero che, come si dice, è una malattia inventata dai media?

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattivitá (adhd) é anch’esso un disturbo di origine neurobiologica. L’equivoco di scambiare la normale vivacitá o anche l’eccessiva vivacitá (é mai eccessiva la vivacitá? Speriamo di no) per adhd. L’adhd é invece un disturbo invalidante, si manifesta come agitazione psicomotoria continua, forte impulsivitá, impossibilitá di stare fermi per pochi secondi, spesso associato a difficoltá o disturbi di apprendimento. Un disturbo che non rende la vita vivace a genitori e insegnanti, né tantomeno al bambino. Quindi invito chi ci legge a fare le dovute distinzioni e nel dubbio consultare uno specialista.

Che metodologie usa Lei per approcciare e risolvere i vari problemi dell’infanzia?

Il nostro é un approccio Positivo alla psicologia, olistico e artistico, mi piace definirlo cosí. Un approccio nuovo, che vuole valorizzare il bambino nella sua unitá di corpo e mente, nella sua unicitá di spirito e condurlo nell’espressione delle sue qualitá positive. Esprimere il proprio potenziale creativo permette al bambino di entrare in contatto con il proprio vero sé, canalizzare ed esprimere le proprie emozioni, gestire autonomamente conflitti interiori, relazionarsi con dei modelli positivi. Psicologia positiva vuol dire coltivare doni e talenti, perché crediamo che lavorare sugli aspetti positivi di sé possa favorire il benessere fisico e mentale del bimbo (in termini di autostima e motivazione), ma anche il superamento automatico dei propri limiti. Ogni intervento é personalizzato sulla base di questo modello, con metodi che coinvolgono il bambino nel gioco, nel movimento, nell’arte e nel racconto. Nel trattamento dei disturbi dell’apprendimento integriamo l’uso del pc e dell’Ipad con programmi e applicazioni apposite. Gli incontri individuali sono integrati con consulenze scolastiche e percorsi di genitorialitá.

Che cos’è il sostegno alla genitorialità? Quando iniziare questo percorso?

Un percorso di sostegno alla genitorialitá é uno spazio strutturato di incontro e riflessione sul ruolo del genitore, che risponde alle necessitá specifiche della coppia e del bambino. I temi maggiormente trattati sono ad esempio: come gestire i capricci? Punire o premiare? Come favorire l’autonomia e non la dipendenza? Come relazionarsi con un figlio adolescente? Gli incontri puntano ad offrire informazioni, orientamento e sostegno e per acquisire una nuova modalità di stare nella relazione con i propri figli, con spontaneità, consapevolezza, favorendo processi di cambiamento attivatori di strategie per la soluzione di problemi quotidiani.

Anna La Guzza è psicologa clinico-dinamica perfezionata in psicologia scolastica

http://www.psicologadeibambini.it/

Intervista realizzata da Cinzia Rampino

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