La dislessia è un disturbo dell’apprendimento e si individua nel corso delle scuole elementari, o già dall’ultimo anno di scuola materna se i bambini vengono avviati ad una pre-alfabetizzazione. La dislessia nei bambini si può manifestare sotto diverse forme, come:
Un bambino dislessico ha difficoltà, quindi, nel ricordare le parole che legge o che sente, così come nello scriverle e nel pronunciarle. Specialmente con parole nuove, la difficoltà è maggiore perchè, a differenza degli altri, non riesce a mettere in ordine le lettere che formano la parola e solitamente inverte il senso delle stesse, cambiando quelle di destra con quelle di sinistra. I suoi occhi, a volte, si muovono in modo irregolare e non uniforme quando legge.
E’ bene precisare che la dislessia non è una patologia né una malattia, bensì un disturbo su base neurologica.
In genere, il bambino dislessico appare brillante e molto intelligente ma è in grado di leggere scrivere in maniera scarsa. Il suo disturbo non si manifesta mai come un vero e proprio deficit di apprendimento. Il bambino dislessico non resta mai troppo indietro rispetto agli altri ed è per questo che si tende a considerarlo soltanto pigro o svogliato.
I test di apprendimento devono essere somministrati oralmente,in quanto, affidandosi solo alla scrittura il risultato potrebbe essere fuorviante. Tuttavia, sono proprio test sulla scrittura e sulla lettura che riescono a diagnosticare la dislessia.
In fase di diagnosi è molto importante comprendere quali possono essere le strategie compensative e adattive che il bambino mette in atto rispetto al suo deficit. Le difficoltà che il bambino avverte spesso portano lo stesso ad attuare un comportamento di debolezza o di aggressività dovuto al sentirsi “diverso” e “incapace”. Si può altresì evidenziare una certa difficoltà nel mantenere l’attenzione tanto che si consiglia un sostegno all’apprendimento attraverso l’esperienza pratica: la sperimentazione, l’osservazione, e i supporti visivi.
Il bambino dislessico può lamentare
Quando il bambino si accorge di avere difficoltà di questo genere, tende a isolarsi e a relazionarsi poco e male con gli altri. Specialmente tra i banchi di scuola, il bambino affetto da dislessia trova molte difficoltà di apprendimento. Se i sintomi non sono ben noti agli stessi insegnanti, il bambino, di solito, viene giudicato pigro o distratto.
E’ un fatto frequente però, che i bambini dislessici siano più portati, se non addirittura a eccellere rispetto ai loro coetanei, nelle arti creative come il teatro, la danza, il disegno. Scientificamente si ritiene che la causa principale della dislessia, sia da ricercare a livello sinaptico.
La Legge 8 ottobre del 2010 prevede la trattazione della dislessia come disturbo dell’apprendimento. Sin dal 2009 la dislessia è stata riconosciuta come sensibile di una trattazione adeguata sia durante l’anno scolastico, sia in sede d’esame. Gli specialisti coinvolti nella riabilitazione di questo disturbo sono molti e vanno dal pediatra, al logopedista, psicologi infantili e dell’apprendimento, neuropsichiatra infantile, lo psicomotricista e l’educatore.
Prima di tutto è importante capire che quando un bambino è dislessico, vede lettere o parole invertite o confuse ma che in ciò non c’è niente di sbagliato: il problema, infatti, sta nel modo in cui la mente interpreta ciò che gli occhi vedono, quale illusione ottica della stampa.
Non tutti i bambini dislessici, inoltre, sono uguali. Ogni dislessico ha il suo profilo ed è bene distinguere la dislessia da qualsiasi altro disturbo infantile. L’elenco dei sintomi non è e non sarà mai esaustivo. Tuttavia, se un bambino ha difficoltà con l’ortografia e la scrittura, e presenta anche alcuni di questi segni identificativi che rientrano in una specifica difficoltà nell’apprendere, potrebbe essere il momento di pensare a una valutazione professionale. Di solito se la dislessia non viene diagnosticata per tempo, può condizionare una persona per tutta la vita. La perdita di autostima è la prima conseguenza. Questa porterà il bambino durante la crescita, a compiere delle scelte basate più sugli insuccessi accumulati che sulle proprie attitudini.
Il lavoro sinergico dell’equipe scuola-terapeuti e famiglia, può aiutare un bambino dislessico, nel proprio percorso di crescita, a migliorare nettamente la sua condizione mentale di deficit. Il ragazzo dislessico impara a superare gli ostacoli e a nutrire sempre più fiducia in se stesso e nelle sue capacità.
A scuola i bambini possono usufruire di supporti adatti quali computer e software adatti. Nel caso di discalculia, il bambino utilizzerà la calcolatrice.
E’ doveroso, per esempio, non sovraccaricarlo di impegni e compiti, sottolineando la difficoltà all’apprendimento. E’ bene, invece, incoraggiare quelle che sono le sue attitudini, proteggendolo, senza viziarlo, da inutili situazioni imbarazzanti e da carichi troppo onerosi.
La dislessia è ancora oggi oggetto di studio anche se la Ricerca, soprattutto in Italia, è lenta per via delle difficoltà finanziarie dell’Università.
Un punto importante è informare la scuola, fare sensibilizzazione e diffondere le conoscenze attualmente acquisite tra i terapisti della riabilitazione. Questo favorirebbe sicuramente la non cronicizzazione del problema, migliorando l’accoglimento e la consapevolezza dello stesso.
Nell’ottica della sensibilizzazione molti personaggi famosi hanno dichiarato la loro dislessia: da Orlando Bloom a Tom Cruise ad Einstein lottando contro il “tabù del non parlare” ma di trasmettere al bambino che seppur dislessico può realizzare i propri sogni.
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