Vorrei analizzare con voi alcune premesse:
- Oltre alla famiglia, non esiste oggi un altro elemento che possa influenzare il comportamento di un bambino con una forza pari a quella esercitata dalla televisione, forse neppure la scuola. Dico “forse” perché la professionalità e la serietà di alcuni insegnanti benemeriti consentono ancora alla scuola di svolgere un eccellente ruolo formativo.
- È vero che il bambino trascorre ancora molto tempo davanti alla TV, ma le statistiche parlano di un fenomeno oggi in diminuzione. È altrettanto vero che, ancora oggi, i bambini apprendono molte informazioni sul mondo e sui suoi valori dall’esperienza televisiva piuttosto che dalla famiglia o dalla comunità. Ma il fornire informazioni non mi sembra un fatto a priori negativo. Preferiamo mantenere i bambini nell’ignoranza per poter continuare a “tiranneggiarli” con l’arma della nostra maggiore informazione?
E’ significativo che, le varie istituzioni e organizzazioni di ascolto continuano a segnalare un aumento di telefonate di bambini con problemi, e nella maggior parte dei casi il problema è la solitudine. Allora i casi sono due: o la tv non è poi così attraente da avvincerli totalmente, oppure questi bambini hanno raggiunto una maturità tale da capire che la vera solitudine è la mancanza di interlocutori reali.
Per molti bambini, leggere è noioso perché ricorda la scuola. E poi non è detto che le letture non siano altrettanto pericolose. Ogni periodo storico ha i suoi “mezzi” tecnologicamente evoluti per accendere la fantasia. La fantasia è un frammento dell’intelligenza umana, ma se non la si possiede, è molto difficile stimolarla, qualunque sia il mezzo usato!!
In questo contesto, di cosa dovremmo essere consapevoli noi adulti a proposito della tv? Cito in ordine sparso alcune certezze:
In definitiva non possiamo non fare i conti con la realtà e cioè che la televisione, o una sua versione su Internet, durerà ancora a lungo. Non è realistico pensare che un bambino possa crescere senza avere nessun contatto con la tv. Essa, come tante invenzioni tecnologiche, presenta lati positivi e lati negativi. Importante, soprattutto per gli “addetti ai lavori”, è non lasciarsi trascinare da un perbenismo di facciata e dai luoghi comuni:
Io credo che il mondo degli adulti, invece di denunciarne solo i lati negativi, si debba chiedere. “Che cosa possiamo fare?”. E, rivolgendomi alla mia categoria: “Che cosa possiamo fare noi pediatri?”.
Negli Usa, per esempio, è stata fondata da Peggy Charren, una pediatra molto all’avanguardia, l’organizzazione Action for Children’s Television, che ha avuto una grande influenza sulla formazione di una coscienza nazionale, nelle famiglie, nel governo e nei media, in merito ai programmi televisivi per bambini. Tra le sue conquiste, dopo dura battaglia, la legge che ha ridotto la quantità di comunicati pubblicitari da 14 a 10 minuti (nel weekend) e a 12 minuti (nei giorni feriali) per ogni ora di programmazione destinata ai bambini. A me sembra che si tratti di una conquista piuttosto importante.
Per ultime, le raccomandazioni (a volte un po’ scontate, ma utili) della American Academy of Pediatrics:
Articolo tratto dal libro Il bambino Felice del Prof. Giuseppe Ferrari
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