Fecondazione eterologa, tutto quello che bisogna sapere

di Cinzia Rampino


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Questa tecnica di procreazione, è detta anche “artificiale” e si chiama Fecondazione Eterologa perchè il seme o l’ovulo utilizzati per la procreazione provengono da un donatore esterno alla coppia (a differenza della fecondazione omologa).

I donatori depositano il proprio liquido seminale in apposite banche del seme che mettono a disposizione ovuli e spermatozoi per chi ha problemi di fertilità.

Successi e riuscita della Fecondazione Eterologa

La procreazione artificiale ha una percentuale media di successo del 12,8%, con punte virtuose del 20% per le tecniche di fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione, applicate solo in alcune regioni. Ha inoltre, successi sensibilmente inferiori per quelle di inseminazione semplice, nelle donne oltre i 40 anni.

Chi si rivolge alla Fecondazione Eterologa

Il campione italiano è davvero eterogeneo perchè, i casi di infertilità e sterilità riguardano tutte le età e condizioni varie.

Tuttavia, da una media secondo la relazione annuale del ministero della Salute, pubblicata a luglio (con dati 2012) e relativa all’applicazione della legge 40, si può dire che coloro che principalmente si rivolgono alla Fecondazione assistita, sono soprattutto donne con un’età media di 36,5 anni, rispetto ai 34 degli altri Paesi europei.

Chi è escluso dalla Legge 40

La recente sentenza della Corte Costituzionale esclude da questa possibilità le coppie dello stesso sesso e ai genitori single.  Inoltre, la Legge pecca del così detto “vuoto normativo” che si è creato neglia nni. Anche se dopo la sentenza della Corte Costituzionale, infatti, è caduto il divieto di effettuare la fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 del 2004 (e confermato dai referendum del 2005), mancano le linee guida attuative. Punti critici sono ad esempio:

  • l’indicazione specifica sulla possibilità o meno per i figli dell’eterologa di conoscere il donatorel’indicazioni delle caratteristiche che dovrebbe (o non dovrebbe) avere il donatore stesso (al momento non esistono registri dei donatori né indicazioni su eventuali criteri di selezione)
  • non è stato fissato un numero massimo di donazioni che possono essere effettuate dallo stesso individuo
  • infine, si discute dell’opportunità o meno di considerare queste tecniche come cure per patologie (in questo caso l’infertilità) e prevedere, pertanto, un rimborso delle spese sostenute

Epatite, HIV e altre infezioni

Al momento l’Italia non ha ancora recepito le indicazioni della direttiva europea 17/2006, relativa alle indicazioni per test di tipo infettivo (epatite, Hiv) e genetico in caso di fecondazione eterologa, perché la fecondazione eterologa era vietata. Ad esempio, i test per patologie infettive a livello comunitario sono gli stessi previsti per la omologa (interna alla coppia), ma con tempistiche differenti: il donatore esterno alla coppia deve esservi sottoposto al momento della donazione (e non entro 90 giorni, come per la omologa) e vanno ripetuti ad ogni donazione (mentre per la omologa valgono 180 giorni).

Test genetici, ovodonazione e genitori single

Per i test genetici occorrerà una normativa specifica, perché l’Europa dà indicazioni generiche: andranno dunque analizzate le patologie genetiche più diffuse nel nostro Paese (come talassemia e fibrosi cistica) e andrà valutato il rischio di malattie ereditarie in base all’anamnesi del donatore. Dopo l’approvazione della legge 40/2004 in Italia, molte coppie si sono infatti rivolte a cliniche specializzate, molte delle quali in Spagna, dove sono previste la possibilità di fecondazione assistita anche per donne single, l’ovodonazione, l’embriodonazione e l’anonimato dei donatori.

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