Placenta invecchiata: di cosa si tratta e quali sono i rischi

di cinziaR


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Di recente, la nota influencer Chiara Ferragni, ha comunicato su Instagram che la sua placenta pare essere precocemente invecchiata.

Forse, è la prima volta che una futura mamma parla di questo fenomeno sui social e, forse, proprio per questo motivo, con Chiara e Fedez che hanno dichiarato apertamente le loro preoccupazioni, si è innescata una particolare attenzione mediatica a questo fenomeno che riguarda la placenta e il parto.

Cosa significa il termine “placenta invecchiata” e cosa c’è da sapere? Il termine corretto per definire questo fenomeno naturale a cui è sottoposta la placenta sin dall’inizio della gravidanza è “calcificazione della placenta” e sta ad indicare alcuni cambiamenti che avvengono nella placenta man mano che la gravidanza progredisce.

Molti ricercatori considerano la calcificazione della placenta come un normale processo di invecchiamento, piuttosto che un cambiamento patologico. L’invecchiamento della placenta, infatti, riguarda la sua graduale trasformazione nelle 35-38 settimane di gestazione. Tale trasformazione avviene in 4 stadi:

  • Grado 0: tutte le placente iniziano da questo stadio e i cambiamenti possono essere visti dalla 12ma settimana in poi. Con il progredire della gravidanza, la placenta matura e calcifica.
  • Grado I: stato di calcificazione della placenta tra 31 a 32 settimane di gravidanza.
  • Grado II: stato di calcificazione della placenta da 36 a 37 settimane di gravidanza.
  • Grado III: stato di calcificazione della placenta a circa 38 settimane di gravidanza.

Una placenta di III grado è nota come placenta gravemente calcificata e in questa fase, all’interno della placenta, si possono vedere una serie di formazioni e rientranze simili ad anelli e calcificazioni naturali che si presentano all’ecografo come piccole macchie bianche nella placenta stessa.

Quando allora si parla di placenta invecchiata in senso patologico?

Ovviamente, quando gli stadi di calcificazione della placenta non vengo rispettati e la placenta appare “eccessivamente calcificata” già alle prime settimane di gravidanza. C’è anche da dire che nella diagnosi di calcificazione della placenta, o meglio, di placenta “prematuramente” invecchiata, molto dipende dagli strumenti diagnostici che si usano e dall’interpretazione delle immagini ad ultrasuoni. Diversi medici, infatti, potrebbero interpretare lo stesso risultato in modo diverso.

Quali sono i rischi della placenta invecchiata per una mamma?

Le conseguenze di una placenta invecchiata sul travaglio e sul parto sono difficile da prevedere. Gli esperti sembrano avere opinioni diverse sul significato di una placenta calcificata al momento del parto stesso. Invece si possono certamente definire rischi noti per il feto, quelli associati ad una placenta vecchia se legati a tali circostanze:

– Invecchiamento e calcificazione prima di 32 settimane. La calcificazione della placenta prima delle 32 settimane di gravidanza è chiamata calcificazione placentare prematura precoce e può essere associata a un più alto rischio di complicanze della gravidanza e della nascita, come ad esempio il distacco placentare.

– Invecchiamento e calcificazione tra 28 e 36 settimane: Alcuni studi suggeriscono che avere una placenta invecchiata di grado III a 28-36 settimane presenta rischi per il feto tali per cui si richiede un monitoraggio più attento e costante del solito. I rischi per il feto aumentano soprattutto se la placenta invecchiata è associata a diabete gestazionale, pressione alta o anemia grave.

– L’invecchiamento della placenta dalla 37ma settimana di gestazione in poi pare essere normale e quasi del tutto privo di rischi.

Infine, c’è da dire che gli effetti della placenta calcificata devono essere valutati caso per caso, in base al parere del medico e con la correlazione di altri fattori di rischio nonché lo stato di salute della gestante.

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