Pianto del neonato: cosa sapere, le cause e che cosa fare per calmarlo

di cinziaR


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Il pianto del bambino crea, soprattutto nei primi periodi della vita, uno stato di agitazione nei genitori che fanno fatica ad interpretarlo. Solo con il tempo, e l’esperienza, infatti, i genitori imparano a capire le varie tipologie di pianto e a intervenire di conseguenza.

E’ importante tener conto che il pianto è l’unica forma di comunicazione che il bimbo, nei primi mesi di vita, ha per comunicare con il mondo esterno.

Vediamo di capirne di più.

 

Cause del pianto del neonato

Cambiano a seconda dell’età: nel bambino grande la causa predominante è il dolore seguito da tristezza. Nel bambino piccolo le cause sono più numerose perché non potendo comunicare in altro modo, comunica con il pianto tutto:

  • Dolore
  • Tristezza
  • Fame
  • Sete
  • Sonno
  • Stanchezza
  • Bisogno di coccole
  • Paura degli estranei
  • Paura di essere abbandonato

Inoltre, i bambini sono diversi l’uno dall’altro: alcuni piangono molto frequentemente, altri, al contrario, quasi mai.

 

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Ogni età ha il suo “codice” di pianto:

  • Con il pianto il neonato richiama l’attenzione dei genitori per richiedere nutrimento, aiuto, protezione e conforto. Dopo i primi 4-6 mesi il bambino impara a comunicare con altri mezzi.
  • Dalla nascita al 6° mese un bambino in media piange al giorno da 1 a 3 ore anche se esistono bambini che non piangono quasi mai e altri che superano ampiamente le 3 ore.

 

Le cause fisiologiche del pianto più frequenti sono:

Dopo i 6 mesi

Il pianto è indotto non più soltanto da motivi fisici (fame, dolore, desiderio di contenimento), ma anche da cause psicologiche che derivano dalle nuove esperienze che il bambino compie man mano che conquista l’autonomia.

Dai 7 ai 18 mesi

Il bambino può piangere per paura (degli estranei, dell’abbandono), mentre dai 18 ai 24 mesi il pianto può esprimere crisi di collera (aggressività), ma anche timore di sbagliare.

Con il passare dei mesi, il pianto diviene meno importante come “linguaggio”, perché il bambino impara a far capire agli adulti i propri “messaggi” con altri sistemi di comunicazione.

 

Che cosa fare con il pianto del neonato

  • Indipendentemente dalla causa del pianto ci sono alcune cose che vanno ricordate e fatte:
  • Cercate di mantenere la calma e non fatevi prendere dall’agitazione.
  • Cercate di consolarlo parlandogli dolcemente, coccolatelo e rassicuratelo con la vostra presenza.
  • Provate a cambiargli posizione.
  • Verificate se ha caldo o freddo: se è sudato o se ha mani e piedi freddi.
  • Controllate se qualcosa lo infastidisce (pannolino sporco, vestiti stretti, naso chiuso).
  • Massaggiategli il pancino in senso orario per favorire l’eliminazione dell’aria.

Soluzione per calmare il pianto dei lattanti : le “5 S” (Harvey Karp)

  • Swaddling: avvolgerlo in una coperta o fascia.
  • Side/Stomach: sul fianco. Se il bambino viene girato su un fianco o sulla pancia, è molto più facile calmarlo (ma non va fatto dormire in questa posizione per evitare rischi di soffocamento).
  • Shushing: Quando è nell’utero, il bambino non è avvolto dal silenzio ma da un rumore particolare (simile al sibilo usato per zittirlo, “sshhh!”) d’intensità pari a quello di un aspirapolvere in funzione. E ascoltare rumori simili a quelli che udiva nel ventre materno, aiutano il bebè a dormire. Il consiglio è quindi quello di utilizzare, per il primo anno di vita, il rumore bianco per calmarlo: su qualsiasi smartphone ci sono app che lo riproducono, e i file mp3 di rumore bianco si possono facilmente trovare anche su Internet.
  • Swinging: cullarlo con un’oscillazione che dev’essere di circa tre centimetri senza che diventi uno scuotimento, movimento che invece è molto pericoloso per i piccoli.
  • Sucking: succhiare. Ai neonati piace succhiare, Per farli addormentare, quindi, spesso basta allattarli, o usare un ciuccio.

Cosa non fare quando il bambino piange

  • Agitarsi, perché si crea un circolo vizioso. Se il bambino piange e chi è intorno a lui si agita, il pianto si aggrava.
  • Sgridare il bambino dicendo di smetterla.
  • Ignorare il bambino.
  • Urlare.
  • Litigare tra marito e moglie.

Per saperne di più, visita il blog del Dott. Ferrando

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