Bambini e scuola: come affrontare una bocciatura?

di Elisa Malizia


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La fine della scuola non è sempre una festa per tutti i bambini poiché alcuni dovranno affrontare la delusione della bocciatura. Non è facile elaborare questo fallimento in un ambito così centrale della loro esistenza, che li vedrà restare “indietro” e perdere le amicizie create in classe e probabilmente anche maestri o professori. L’anno scolastico che inizierà a settembre sarà difficile e, per arrivarci al meglio, occorre riflettere sulle cause che hanno portato alla bocciatura. Solitamente una bocciatura non è un fatto inaspettato: le avvisaglie si saranno viste nel corso dell’anno attraverso pagelle e pagellini; se il bambino non è riuscito nel recupero di brutti voti, c’è senz’altro un motivo e va scoperto per evitare un’altra bocciatura. Vediamo allora come affrontare la bocciatura a scuola e ripartire motivati e sereni.

Bocciatura a scuola: come affrontarla

Il ruolo dei genitori: dispiacere ma non immedesimazione
I genitori tendono a vivere la bocciatura come un loro fallimento personale e questo atteggiamento, oltre ad aggravare lo stato di frustrazione del bambino, lo deresponsabilizza. Dire “come abbiamo fatto a farci bocciare?” paragonando i propri successi scolastici al momentaneo fallimento di un figlio è decisamente deleterio. E’ giusto che i genitori si dispiacciano, ma senza usare frasi dure come “mi hai deluso”.
“Sono triste perché sei dispiaciuto tu” fa capire al ragazzo che questo inciampo non intacca la fiducia che avete in lui né tanto meno la stima. Elaborate tra adulti l’inevitabile delusione ma non manifestatela al bambino, dunque; soprattutto, non diventate il fulcro della questione immedesimandovi troppo.

L’atteggiamento del bambino
Molti bambini e ragazzi bocciati reagiscono con finta spavalderia, quasi vantandosi di aver perso l’anno. In realtà questo atteggiamento di sfida cerca di camuffare la reale e cocente delusione che provano. In questo caso i genitori devono invitarlo a tranquillizzarsi e a riflettere su cosa non ha funzionato, chiedendogli di dire chiaramente in cosa si è trovato in difficoltà. Molto peggio sarebbe il disinteresse, quando il bambino fa spallucce: vorrebbe dire aver perso completamente la voglia di riuscire in un progetto e capire il problema sarebbe molto complesso, di certo servirebbe un aiuto esterno. Negare e tacere sul primo vero insuccesso della vita, che di fatto trasforma l’esistenza del bambino per via dei cambiamenti di amicizie, classe e insegnanti, è una delle reazioni più comuni; ricordate al bambino che voi ci siete e quando vorrà parlarne ed elaborare con voi le cause della bocciatura, vi troverà sempre pronti.

Capire le cause della bocciatura
Se nel corso dell’anno non siete riusciti a capire cosa non stesse funzionando, è arrivato il momento di affrontare la situazione con più energia. Chiedete ai docenti un incontro, durante il quale voi genitori vi limiterete perlopiù ad ascoltare cosa hanno da dire gli insegnanti; cercate di instaurare un bel rapporto con i docenti, passano molte ore con i vostri figli e possono essere preziosi per conoscerli meglio. Fate in modo di non trasformare questo importante momento in un processo a carico del ragazzo o del docente: non vi serve un capro espiatorio ma una base per stimolare nuovamente vostro figlio all’apprendimento. Il colloquio con gli insegnanti rappresenta un valido aiuto, soprattutto se il bambino si rifiuta di parlarne.

Cosa fare dopo la bocciatura
Se intuite che il ragazzo ha problemi nell’organizzare lo studio, promettetegli un aiuto da parte di giovani insegnanti in grado di dare ripetizioni. Cercate qualcuno che possa avere affinità con vostro figlio e lo studio diventerà piacevole e fornirà al ragazzo una metodologia di apprendimento preziosa. Se, invece, non riesce a fare fronte agli impegni (sport, famiglia e amici assorbono molto tempo, è normale che scelga le attività piacevoli!), intervenite direttamente. Fategli scegliere un solo hobby e rinunciate anche voi a dei fine settimana fuori porta in famiglia, se occorrono per studiare. Ovviamente non fategli pesare le mancate mini vacanze ma sfruttate queste giornate per ripassare le lezioni con lui. Inoltre, il bambino può avere problemi di apprendimento, sia momentanei legati a questioni temporanee (stress particolari, conflitti interiori, eccetera), sia da affrontare a lungo termine: non voltatevi dall’altra parte negando il problema come se fosse una cosa da occultare: rivolgetevi ad un pedagogista e il problema si risolverà senza strascichi.

Estate e compiti per le vacanze
Nessun bambino può permettersi di non fare nulla per tre mesi perché l’abitudine all’ozio rende difficilissima la ripresa, ancora di più per un ragazzo che è stato bocciato. Svogliatezza e pigrizia vanno banditi, ovviamente senza esagerare: qualche ora a settimana sarà sufficiente, ma che siano ore intense e ben organizzate. Grazie alle vacanze potrete controllare meglio il metodo di studio che utilizza: è dispersivo? È caotico? Aiutatelo! I compiti per le vacanze spettano anche a chi dovrà ripetere l’anno! Inoltre, chiedete al bambino di spegnere tv, radio, computer e telefono quando studia e controllate se questo lo rende inquieto: la moderna tecnologia ha lo svantaggio di rendere tutto immediato, assimilato e dimenticato in pochi minuti e influenza negativamente la capacità di concentrazione. Stategli accanto e fate lo stesso: niente smartphone anche per i genitori mentre si studia. Scegliete poi dei bei romanzi adatti all’età da leggere insieme e discutetene in famiglia, come se foste un piccolo circolo del libro: stimolerete l’attenzione, la capacità di esposizione, la voglia di apprendere di nuovo, la creatività e tutte quelle capacità che sono fondamentali a scuola e nella vita.

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