La giovane Francesca, quindicenne, mai avrebbe immaginato che il suo gesto di fiducia si sarebbe trasformato in un incubo. Dopo aver posto fine a una relazione con Giovanni, diciassettenne, il ragazzo avrebbe usato un video di lei, ripreso in un momento di intimità, come arma di ricatto. Un fenomeno noto come “sextortion“, un tempo più comune tra adulti, ma che ora è in preoccupante aumento tra i minorenni. Negli ultimi tempi, la Polizia postale ha trattato 137 casi soltanto nell’anno 2023, con le vittime principalmente tra i 14 e i 17 anni.
Si tratta di un ricatto sessuale digitale, che si manifesta quando gli ex fidanzatini, feriti nell’orgoglio, minacciano la diffusione di materiale intimo per costringere le vittime a riallacciare la relazione o per altri scopi nefasti. Un fenomeno subdolo e devastante, soprattutto perché le giovani vittime si ritrovano spesso sole a gestire il terrore e la vergogna, incapaci di confidarsi con i genitori o con le autorità.
Su Repubblica, la direttrice della divisione specializzata della Polizia postale, Maria Rosaria Romano, evidenzia come l’approccio alla sessualità online sia apparentemente più semplice per i giovani, ma allo stesso tempo molto più insidioso. Le difese cadono più facilmente, e i rischi connessi alla condivisione di materiale intimo vengono fortemente sottovalutati. Le conseguenze sono spesso gravi, con episodi di autolesionismo o disturbi alimentari nelle vittime.
Il caso di Francesca non è isolato. Altri adolescenti sono stati vittime di ricatti finanziari legati alla sextortion. Un esempio è quello di una ragazza di 17 anni, costretta dal compagno di un ex a pagare somme di denaro crescenti, sotto la minaccia di rendere pubbliche le sue foto intime. I genitori, ignari, le fornivano i soldi credendo fossero destinati a spese innocue. La situazione è stata scoperta solo quando la pressione emotiva è diventata insostenibile per la giovane, che si è sfogata con la madre.
Il problema si aggrava quando adulti od organizzazioni criminali entrano in gioco, mirando a rendere virale il materiale estorto attraverso i social media o piattaforme straniere, rendendo l’intervento delle autorità molto difficile. Marco, diciassettenne, ha condiviso foto intime con una persona conosciuta su Instagram, per poi subire richieste di somme di denaro esorbitanti. Con il supporto della Polizia e lo strumento della denuncia, Marco ha interrotto il ciclo di ricatto, trovando anche il coraggio di aprirsi con i suoi genitori.
Ma il fenomeno si estende anche ai cosiddetti “predatori sentimentali”, che su app di incontri come Tinder, sfruttano la vulnerabilità emotiva di ragazze adolescenti. Due giovani, Lucia e Stefania, sedicenne e quindicenne, sono state indotte a inviare materiale intimo a un individuo che aveva già sfruttato decine di altre vittime. Uno scenario allarmante dunque che richiede una risposta decisa come ad esempio potenziare la sensibilizzazione tra i giovani riguardo i pericoli della condivisione di contenuti intimi online e rafforzare il dialogo con genitori e insegnanti.
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