Attualità

Delitto di Garlasco, emersa impronta ‘misteriosa’ sulla gamba di Chiara

Il delitto di Garlasco, uno dei casi di cronaca nera più discussi d’Italia, è tornato da settimane sotto i riflettori con nuovi sviluppi investigativi. A quasi due decenni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia in provincia di Pavia, le autorità stanno riesaminando prove e ipotesi che potrebbero riscrivere la storia del caso. Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, rimane al centro del dibattito, mentre l’attenzione si sposta su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.

Un’impronta misteriosa sulla gamba di Chiara

Un elemento emerso di recente getta nuova luce sulla dinamica dell’omicidio. Il medico legale Pasquale Mario Bacco, in un’intervista al settimanale Giallo pubblicata il 12 giugno, ha analizzato un’impronta sulla coscia sinistra di Chiara Poggi. Contrariamente a quanto ipotizzato in passato, non si tratterebbe del segno di una scarpa o di un tacco, ma di un’impronta “compatibile con il piedino di una stampella con pallini antiscivolo”. La traccia, visibile in una foto mostrata per la prima volta dal settimanale, presenta una forma geometrica composta da tre segni circolari. “Dovremmo immaginare un tacco con tre elementi protuberanti, piuttosto strano. La punta di una stampella, invece, è più compatibile”, ha dichiarato Bacco. Secondo l’esperto, l’ematoma sarebbe stato causato da un colpo secco, inflitto mentre la vittima era già a terra, un gesto che il medico legale definisce “il classico segno di disprezzo”.

Le indagini su Andrea Sempio e l’incidente probatorio

Le nuove indagini, coordinate dalla Procura di Pavia, si concentrano su Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello di Chiara. Sempio, già indagato tra il 2016 e il 2017 senza esiti, è tornato sotto i riflettori per il DNA trovato sotto le unghie della vittima, ritenuto compatibile con il suo grazie a nuove tecniche di analisi. Oggil, 12 giugno, a Milano, si è svolta la fase preliminare dell’incidente probatorio disposto dal gup Daniela Garlaschelli, con la consegna dei reperti ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani, alla presenza dei consulenti della famiglia Poggi, Luciano Garofano e Marzio Capra. I reperti, raccolti nella caserma di via Moscova, verranno analizzati a partire dal prossimo 17 giugno.

Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, ha commentato con cautela l’importanza dell’impronta 10, trovata sulla parte interna della porta d’ingresso della villetta di Garlasco, ipotizzata come lasciata dalla “mano sporca” dell’assassino in fuga. “Risultati dall’impronta 10? Siamo veramente al limite del limite del limite”, ha dichiarato Capra, sottolineando che le buste dei reperti sono state consegnate chiuse e verranno aperte solo durante gli accertamenti irripetibili. “È stato richiesto un incidente probatorio con l’esecuzione di certe analisi, che in alcuni casi sono state già fatte, in altri erano state omesse perché non ritenute importanti, e mi riferisco alla spazzatura, vedremo cosa emergerà”, ha aggiunto.

Alberto Stasi e i dubbi di Gennaro Cassese

Alberto Stasi, condannato nel 2015 a 16 anni di carcere e attualmente in semilibertà, rimane una figura centrale nel caso. Gennaro Cassese, ex comandante dei carabinieri di Vigevano e tra i primi a intervenire sulla scena del crimine, ha condiviso un dettaglio inquietante in un’intervista per il documentario La verità di Garlasco – L’omicidio di Chiara Poggi, in onda su Sky TG24 il 13 giugno 2025 alle 21:00. Cassese ha ricordato che Stasi descrisse il volto di Chiara come “pallido”, nonostante fosse “completamente sporco di sangue e coperto dai capelli”. Questo particolare lo spinse a richiedere una foto della vittima dalla Procura di Pavia, davanti alla quale Stasi reagì “con estrema calma e freddezza”. “Questo dettaglio mi colpì”, ha dichiarato Cassese, sottolineando come l’atteggiamento di Stasi abbia alimentato i sospetti iniziali.

Alberto Stasi e Chiara Poggi.

Errori investigativi e il ruolo del RIS di Parma

Il caso Garlasco è stato segnato da errori investigativi, come evidenziato da Giampietro Lago, ex comandante del RIS di Parma, anch’egli intervistato nel documentario di Sky TG24. Lago ha sottolineato che il caso “ha stimolato l’istituzione a migliorare l’approccio investigativo, soprattutto nella fase iniziale della scena del crimine”. “È innegabile che siano stati commessi, soprattutto nella prima fase, degli errori o delle negligenze, ma questo è già nelle sentenze”, ha dichiarato. Le criticità iniziali, come la mancata protezione della scena del crimine, hanno compromesso la raccolta delle prove. Recentemente, il RIS ha effettuato un nuovo sopralluogo nella villetta di via Pascoli il 9 giugno, utilizzando droni, laser e scanner per ricostruire in 3D la scena del delitto e analizzare le traiettorie delle tracce di sangue.

Le nuove piste e il mistero del Santuario

Le indagini recenti hanno portato alla luce dettagli inquietanti, come le ricerche web effettuate da Chiara Poggi poco prima dell’omicidio, relative al Santuario della Madonna della Bozzola, un luogo associato a voci di abusi e scandali. Sebbene la Procura abbia acquisito fascicoli su un’indagine del 2014 su ricatti e molestie legati al Santuario, non sono emersi collegamenti concreti con il delitto. Tuttavia, queste ricerche rimangono un punto di interesse per gli inquirenti.

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