Giornata Mondiale dell’orgoglio LGBT: ecco come è nato il Gay Pride

di Manuela Zanni


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Il 28 giugno si celebra in tutto il mondo  la Giornata Mondiale dell’orgoglio LGBT, anche quest’anno  per il 52esimo  consecutivo verranno ricordati i Moti di Stonewall, ovvero la rivolta che nel 1969 a New York ha dato il via al movimento moderno di liberazione gay.

Il Gay Pride ha l’obiettivo di rendere omaggio a quelle lotte che, dopo decenni di soprusi e persecuzioni, hanno portato a grandi risultati in fatto di libertà e diritti. Per l’Italia, inoltre, il 2019 è un anno molto importante poiché la comunità LGBTQI, diventata un movimento nazionale nel 1994 dopo il primo corteo, celebra il suo 25esimo anniversario. Ecco qual è  la storia di un evento tanto “colorato” e allo stesso tempo dal significato politico incredibilmente profondo.

 Moti di Stonewall

Prima del 1969 sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo l’omosessualità veniva definita una devianza, tanto che in 49 stati degli USA veniva addirittura considerata un reato. All’epoca non esisteva un movimento di liberazione unitario, le associazioni a difesa dei diritti gay era poche e ostacolate dalla legge, dunque era necessario agire nel bel mezzo della movida notturna. Era proprio in bar e night, soprattutto newyorkesi, che omosessuali, lesbiche e transessuali si incontravano per esprimersi liberamente, attirando però l’attenzione della polizia che spesso con improvvise retate arrestava tutti con l’accusa di indecenza. Le cose sono leggermente cambiate nel 1965, quando è stato vietato l’arresto dei gay in assenza di testimone, allo stesso tempo, però, il livello di tolleranza di comunità e istituzioni è rimasto invariato. E’ nel 1969 che è arrivata la svolta, per la precisione quando tra venerdì 27 giugno e sabato 28 giugno la polizia ha fatto irruzione allo Stonewall,  un locale nel quartiere Greenwich Village diventato simbolo della comunità omosessuale. Qui i presenti si sono ribellati alle minacce e all’arresto al grido di “Gay Power”, dando vita a una sommossa che si è riversata in strada, ingrossandosi con una certa rapidità fino a riunire 2.000 manifestanti.

 

Nel 1970 primo Gay Pride

Gli scontri sono proseguiti anche nei giorni successivi e hanno rivelato per la prima volta la frustrazioni provate dalla comunità gay di fronte quelle assurde persecuzioni. E’ in quel momento che la protesta si è trasformata in lotta politica per rivendicare i propri diritti e per rendere la società più tollerante e inclusiva. Nel luglio del 1969 gli attivisti Craig Rodwell e Brenda Howardnel hanno fondato il Gay Liberation Front, associazione che nel 1970 ha organizzato il primo Gay Pride, ovvero un corteo dal Greenwich Village a Central Park per commemorare gli eventi di Stonewall. La marcia ha attirato ben 10.000 persone e da allora è diventato qualcosa di irrinunciabile per la comunità gay, che ogni anno celebra i grandi traguardi raggiunti all’inizio degli anni ’70. Anche se in molti definiscono il Pride una “carnevalata”, in verità punta a dare visibilità a tutti coloro che lottano contro ogni forma di discriminazione e ghettizzazione, nella speranza che non si vedano più fenomeni di intolleranza ed esclusione. Insomma, il Pride è solo la vittoria raggiunta al termine di un duro e tortuoso percorso politico, non è un caso che nel 2016 Barack Obama abbia reso lo Stonewall Ill monumento nazionale.

Bandiera arcobaleno simbolo del Gay Pride

La bandiera arcobaleno, chiamata anche bandiera rainbow o bandiera gay, è il simbolo del movimento di liberazione omosessuale. A crearla è stato l’artista Gilbert Baker che nel 1978 a San Francisco ha associato a ogni colore un aspetto caro alla simbologia New Age: il rosa è la sessualità, il rosso la vita, l’arancione la salute, il giallo, il verde la natura, il turchese la magia e l’arte, il blu la serenità, il viola lo spirito. All’inizio era caratterizzata da 8 strisce, poi le tinte si sono ridotte a 6 per difficoltà nel reperire tutti i colori previsti, sono stati eliminati il rosa e il turchese. Oggi viene utilizzata regolarmente per manifestazioni pubbliche LGBT come i Gay Pride ed è ormai considerata un segno di riconoscimento. Non bisogna confonderla con la bandiera della pace poiché non ha la scritta centrale in bianco, è caratterizzata da una diversa disposizione dei colori e conta sei strisce. Entrambe, però, si ispirano all’arcobaleno che nella filosofia spiritualista New Age è simbolo di pace e di armonia.

 

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