Coliche gassose neonati: dall’alimentazione alla psiche, ecco da cosa sono determinate e come si curano

di francesca


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Molti genitori attenti e ben guidati dagli “addetti ai lavori” imparano a distinguere il pianto del loro bambino entro il primo mese di vita, anche perchè, per la maggior parte dei tipi di pianto, è facile individuarne le cause. Esiste però anche un pianto che nei miei libri definisco “pianto immotivato” ed è di questo che vi voglio parlare: del bambino che, presentando un pianto immotivato, viene considerato affetto dalle famose o famigerate coliche del lattante (vengono anche chiamate: coliche gassose, coliche dei primi tre mesi, coliche della quarantena ecc.).

La definizione più comunemente (anche se impropriamente) usata è quella di coliche gassose, perché si credono causate da un eccesso di gas nell’intestino. Infatti alcune mamme riferiscono che durante le crisi di pianto una notevole quantità d’aria viene emessa o si sente gorgogliare nell’intestino del bambino. In realtà è il pianto vigoroso e l’agitazione che fanno ingurgitare al bimbo molta aria.

Come si presentano le coliche?

Esse si manifestano con un pianto violento e rabbioso che può comparire durante tutta la giornata, ma che ha una frequenza maggiore nel tardo pomeriggio o la sera. Il bambino

  • sembra arrabbiato
  • grida sempre più forte, quasi volesse fare dispetto o si compiacesse di piangere
  • agita braccia e gambe che sono flesse sull’addome
  • stringe e agita i pugni
  • in faccia è rosso paonazzo
  • alterna movimenti di suzione a rifiuto del succhiotto
  • spesso accetta il pasto, altre volte lo rifiuta

un quadro apparentemente drammatico, che si distingue da tutti i vari tipi di pianto motivato (per fame, stanchezza, noia, ecc.), proprio perché in questo caso mancano le cause.

Quando compaiono e quando terminano le coliche del neonato?

L’incidenza delle coliche nei bambini si aggira intorno al 15%-20% (con una tendenza all’aumento negli ultimi anni). L’epoca d’inizio delle coliche si colloca nelle prime 6 settimane di vita, ed esse tendono a scomparire verso i tre, quattro mesi. Purtroppo in alcuni casi, in verità molto raramente, le coliche possono durare anche un anno. Il periodo di massima intensità si verifica tra l’ 8ª e la 12ª settimana. Nel 70% dei casi, l’ora di comparsa è compresa tra le 18 e le 24. In alcuni bambini le coliche arrivano tutti i giorni a un orario molto preciso.

Quali le cause delle coliche?

Non è facile individuare le cause reali di queste coliche. Alcuni invocano cause organiche, cioè, vere e proprie disfunzioni – quasi malattie – quali problemi gastroenterici che determinano un eccesso di fermentazione intestinale e quindi produzione di aria, altri, allergie alimentari, soprattutto al latte vaccino, altri ancora cause psicologiche.

A queste cause non è estraneo il temperamento del bambino stesso, che sicuramente rispetto ad altri presenta una maggiore reattività ai normali stimoli. Io penso che le cause organiche e quelle allergiche, pur essendo talvolta presenti (non credo più del 5% dei casi) intervengono in minima parte (anche se pseudo scienziati/ricercatori hanno costruito la loro notorietà tentando di dimostrare la validità di queste teorie), mentre, sempre a mio giudizio, grande importanza riveste la situazione psicologica in cui vive il bambino, che si riassume essenzialmente nella relazione psico-affettiva tra madre e figlio.

Non sono il solo a pensarla in questo modo, infatti molti psicologi infantili concordano che le coliche del lattante siano la manifestazione estrinseca di un non corretto equilibrio psicologico nell’ambiente in cui il bambino vive.

Esse, in effetti, hanno sicuramente una maggiore frequenza nei figli primogeniti, nei figli di mamme “culturalmente attrezzate”, nei bambini appartenenti a classi sociali elevate, e scompaiono, quasi sempre, quando per caso i bambini cambiano ambiente. Per esempio, quando vanno a dormire a casa dei nonni, o quando vengono ricoverati per qualche banale motivo: la madre si stupisce che l’ospedale, invece di peggiorare, migliori sensibilmente il comportamento del suo bambino.

E il ruolo della mamma?

Fondamentale è il comportamento della mamma. I bambini con coliche hanno quasi sempre una madre con caratteristiche psicologiche e comportamentali tipiche: si tratta di una madre un po’ ansiosa o depressa, con sensi di colpa o con il forte obbligo morale di allevare al meglio il proprio bambino, spesso insicura nel giudicarne lo stato di benessere, e iperprotettiva forse non ancora matura per il suo ruolo di madre. Qualcuno, e forse non a torto, parla anche di mamma egoista (speso la mamma in questione si rivolge al pediatra con questa frase: “dottore non sopporto di sentire piangere il mio bambino!”), e questa frase è significativa, perché esprime un problema suo e non del bambino perché altrimenti direbbe “vorrei sapere perché piange il mio bambino e quindi vorrei sapere che cosa devo fare per lui”.

Sarebbe certo superficiale affermare che è facile prevedere con sicurezza, valutando la madre durante la gravidanza, se il bambino soffrirà di coliche oppure no; tuttavia, pur mancando una dimostrazione razionale, l’instabilità emozionale di alcune madri (ed anche qualche padre) permette al pediatra esperto e attento osservatore, di pronosticare in anticipo, con una buona probabilità di azzeccarci, quali saranno i bambini soggetti a coliche.

Il disagio psicologico determina un accumulo di tensione nel bambino, che utilizza le crisi di pianto per scaricare le tensioni giornaliere e cercare di riorganizzare in modo autonomo e naturale il suo equilibrio psichico, ancora fragile ed instabile. Qualunque ne sia la causa, è fuor di dubbio che le coliche del bambino possono creare veri e propri drammi familiari, soprattutto di fronte alla frustrante inutilità degli interventi messi in atto per combatterle.

Che cosa fare contro le coliche gassose di questo tipo?

Dal momento che le cause delle coliche sono diverse, diversi sono gli interventi terapeutici. Naturalmente, in quei pochissimi casi in cui si riesce a individuare una reale causa organica, la terapia è più semplice: correzione dell’alimentazione ed eventuale somministrazione di farmaci.

Bisogna però essere certi della causa, che deve anche essere documentata: oltre al pianto, devono essere presenti altri sintomi quali feci mal digerite, rigurgiti, talvolta scarsa crescita.

Nel prossimo articolo dedicato nello specifico ai rimedi delle coliche spiegherò come agire e con quali interventi.

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