I diritti delle mamme single

di francesca


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Come vediamo sempre più spesso anche al cinema ed in tv (dall’ironica serie Una mamma per amica al film I ragazzi stanno bene), così come nella realtà di tutti i giorni, la famiglia sta andando incontro a dei cambiamenti rispetto al passato, assumendo così forme ritenute “inusuali” fino a qualche anno fa ma oggi sempre più comuni.

Il fenomeno delle madri sole, cioè di quelle donne che si fanno autonomamente carico di tutte le incombenze relative ai propri figli, ha assunto ormai dimensioni talmente significative da destare (finalmente!) l’attenzione del Parlamento Europeo.

Infatti in una seduta della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere dello scorso ottobre, è stato affrontato questo tema in relazione alle diverse aree europee.

In tale occasione è stato rilevato come le madri sole abbiano in comune, da qualunque ceto sociale provengano, un alto tasso di disoccupazione che si ripercuote sulle loro possibilità economiche e quindi, statisticamente, su quelle dei figli, i quali risultano fortemente limitati nella possibilità di accedere a studi superiori o specializzazioni.

In Europa si possono individuare due macroaree, in relazione alle risposte che si danno a questa complessa problematica: è stata rilevata la tendenza dei Paesi del Nord Europa all’utilizzo di sistemi previdenziali che offrono alle madri single ed ai loro figli assistenza sociale nella più ampia forma e, nei Paesi del Sud Europa, la tendenza a delegare alla famiglia allargata la cura di queste situazioni.

Non è difficile (budget a parte) immaginare delle modalità per affiancare le madri single nel loro difficile compito; si pensi ad una società che, facendo proprio il concetto secondo cui la cura dell’infanzia costituisce la cura dei cittadini di domani, metta in atto tutte quelle misure necessarie a realizzare tale progetto: asili che funzionino, assegni di contributo allo studio ed allo sport, esenzioni per le prestazioni sanitarie, sgravi fiscali ai datori di lavoro che favoriscono le lavoratrici madri, facilitazioni per ottenere una casa a canone favorevole.

Ipotesi a parte, vediamo cosa di concreto può ottenere una donna sola, dallo Stato e dal padre del bambino.

Dallo Stato Italiano, attraverso le Regioni ed i Comuni, vengono erogati annualmente dei piccoli sussidi che sicuramente non risolvono la situazione in toto, ma possono contribuire alle spese base che i figli comportano; per ottenerli è però necessario depositare apposite domande presso le istituzioni di riferimento.

Per la donna sola è sempre possibile (entro il decimo anno di vita del bambino) chiedere al Tribunale per i Minorenni un riconoscimento coatto di paternità e, conseguentemente, la condanna per il padre a versare un assegno che contribuisca a mantenere, istruire ed educare il figlio. Tale assegno sarà proporzionale ai redditi del genitore obbligato. È anche possibile richiedere almeno il 50% delle spese sostenute dalla madre e che avrebbero dovuto essere sostenute da entrambi i genitori.

Tutta la procedura, che ha il difetto di non essere sicuramente velocissima, può essere assistita da un avvocato del Gratuito patrocinio, qualora la madre non abbia le possibilità economiche di pagare un legale.

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