I rischi dell’epidurale in gravidanza, verità o infondate paure?

di francesca


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L’anestesia epidurale, avviata dallo spagnolo Fidel Pagés, è una modalità di anestesia loco-regionale che prevede la somministrazione di farmaci anestetici attraverso un catetere posizionato nello spazio epidurale.

Il blocco epidurale può essere utilizzato sia a scopo analgesico che a scopo anestetico: la differenza è data dal diverso dosaggio dei farmaci impiegati.

La somministrazione di farmaci oppiacei avviene nello spazio epidurale della colonna vertebrale. L’infusione è permessa da un sottile sondino, posizionato grazie alla puntura di un ago in sede lombare. La tecnica determina un blocco epidurale continuo, con effetto sedante sulle terminazioni nervose che si originano dal midollo spinale.

Controindicazioni dell’epidurale

Rispetto all’anestesia generale classica, la quantità di farmaci utilizzata è notevolmente ridotta. Come ogni pratica invasiva presenta alcune controindicazioni. Le principali sono le turbe della coagulazione e la presenza di una grave infezione generalizzata (setticemia, meningite) o locale (infezioni della cute nella zona circostante la puntura). Altri quadri clinici che controindicano l’esecuzione di un blocco peridurale sono: l’ipovolemia (ad esempio secondaria ad una grave emorragia in atto) e le gravi malformazioni o deformazioni della colonna vertebrale. Infine si deve tener presente la pur eccezionale allergia agli anestetici locali e agli oppiacei, ossia i farmaci di più comune impiego nel blocco epidurale. Oltre ai casi di parziale o totale inefficacia della procedura, esistono effetti collaterali materni e/o fetali.

Le ricerche effettuate concordano sulle tipologie degli effetti collaterali, come:

  • la bradicardia fetale, ossia il rallentamento della frequenza cardiaca fetale
  • la riduzione della forza contrattile uterina (temporanea e non) o il rallentamento della progressione della parte presentata (difficoltosa discesa del corpo fetale nel canale del parto)
  • mentre sussistono dei dati discordanti solo in merito alle percentuali di riscontro di tali effetti nei campioni studiati.

I dati non sono sovrapponibili, perché è determinante la manualità degli operatori, ma soprattutto sono difformi i protocolli ostetrici ed anestesiologici utilizzati nei reparti sanitari. Possiamo dividere a grandi linee le problematiche come legate alla mancata o parziale efficacia dell’anestesia, agli effetti materni ed a quelli fetali.

Quello che appare come un chiaro denominatore comune in tutte le ricerche effettuate sull’epidurale è l’aumento dei tagli cesarei e dei parti operativi con ventosa e forcipe.

Altri effetti secondari potrebbero essere, ad esempio, l’ipotensione materna (abbassamento della pressione sanguigna materna), le lombalgie conseguenti alla puntura lombare, la cefalea.

Occorre comunque sottolineare come l’anestesia epidurale sia ritenuta molto più sicura rispetto all’anestesia generale. Nel caso dell’applicazione nel corso del travaglio e parto non si può tralasciare una plausibile  implicazione psicologica di questa tecnica. L’analgesia, infatti, potrebbe non permettere alla donna di sviluppare per intero il processo psicofisico della procreazione.

In psicologia viene evidenziato come l’accettazione della separazione dal proprio figlio “idealizzato” è la condizione necessaria per poter accogliere il figlio “reale”, e ciò è permesso proprio attraverso l’esperienza del travaglio.

Il dolore ha pertanto un importante ruolo nell’esperienza del parto, il disconoscerlo o addirittura ritenerlo superfluo, testimonia una scarsa attenzione alle dinamiche umane. L’aumento delle crisi depressive del post-partum, le riduzioni delle percentuali delle madri che allattano e le purtroppo meno evidenti difficoltà nelle relazioni dell’epoca infantile, potrebbero essere le evidenze riscontrate nelle madri sottoposte a trattamenti analgesici nel corso del travaglio.

Dove si può fare l’epidurale

Il parto in analgesia peridurale è garantito 24 ore su 24 e gratuitamente solo nel 16% delle strutture ospedaliere. Nel 2001 (fonte ISTAT) solo il 3,7% delle donne ha potuto partorire in analgesia. In Italia ci sono ospedali dove l’epidurale è offerta gratuitamente 24 ore su 24, altri in cui è gratis di giorno e a pagamento di notte, altri ancora che la finanziano solo fino al raggiungimento di un certo numero di pazienti oppure la offrono dietro pagamento di un ticket.

Garantire l’epidurale per 24 ore significa avere sempre un anestesista a disposizione della sala parto, che resti accanto alla partoriente per tutto il tempo in cui si somministra il farmaco: una disponibilità difficile da ottenere nelle strutture più piccole, che richiede costi che non tutti gli ospedali possono sostenere.

Per conoscere la situazione del proprio territorio, si possono consultare le carte dei servizi sui siti internet delle singole aziende ospedaliere, dove sono riportate tutte le prestazioni erogate dalla struttura.

Come gestire il dolore in modo alternativo?

Come alternativa all’epidurale, esistono diversi metodi naturali che alleviano il dolore del parto. Innanzitutto la possibilità di poter cambiare posizione durante il travaglio ed il parto in modo da accompagnare la discesa del bambino ed individuare di volta in volta quella che risulta meno dolorosa;

  • il travaglio in acqua, che rilassa la muscolatura e distende i tessuti;
  • l’utilizzo della voce e del canto per assecondare l’espirazione ed accompagnare le contrazioni;
  • il massaggio in punti ben precisi del corpo, che viene insegnato dalle ostetriche durante i corsi preparto e può essere praticato dal papà.
  • Infine, non trascuriamo l’importanza del sostegno emotivo: sentirsi capite, rassicurate, circondate di affetto ed attenzioni, in un ambiente intimo e confortevole, rende più sopportabile l’attesa e il dolore, mentre la solitudine emotiva accentua la paura, che acuisce il dolore, in una sorta di circolo vizioso.

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