Giornata Mondiale del Gioco: cos’è e a cosa serve la ludoterapia

di Manuela Zanni


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In tutto il mondo, ogni anno nell’ultimo fine settimana di maggio, viene celebrata la Giornata Mondiale del Gioco, un’iniziativa lanciata con successo nel 2003 dall’Associazione Internazionale Ludoteche (ITLA – International Toy Library Association). E’ un’occasione importante per parlare dell’importanza del gioco per i bambini e di ludoterapia.

 

I bambini giocano: lo fanno naturalmente perchè il gioco è una delle attitudini umane, innate e spontanee che, con il passare degli anni, si dimentica e viene messo da parte.

Nel bambino il gioco è una delle forme comunicative principali e primordiali; è il modus operandi di corpo e mente che il bambino usa per elaborare emozioni, conoscere la realtà, apprendere il mondo. Va da sè che, tolto il gioco ad un bambino, gli si toglie un modo di esprimersi e comunicare. E’ per questo motivo che la ludoterapia per bambini, ovvero la terapia del gioco, è fondamentale ogniqualvolta possa esserci da parte del bambino una difficoltà, un ostacolo o una malattia che blocca la sua espressività.

Non bisogna, infatti, confondere la ludoterapia con il gioco stesso, sebbene la terapia del gioco si basi su di esso e ne utilizzi gli strumenti e le dinamiche. La ludoterapia per bambini, infatti, deve avvenire ad opera di esperti del campo psicopedagogico e psicomotorio che sappiano non soltanto attivare nei più piccoli alcune “molle comunicative” specifiche, ma che costruiscano anche schemi di lettura ed interpretazione del bambino che gioca (o che non gioca).

Casi emblematici della ludoterapia, intesa anche come forma di psicoterapia, specie quando si fa con gli adulti, è la ludoterapia degli ospedali pediatrici e della clownterapia. Negli ospedali, così come in altre strutture o situazioni di disagio psico-fisico del bambino, la terapia del gioco ha come scopo principale quello di aiutare il bambino a stare bene e ad esprimere le proprie potenzialità, la propria creatività e fantasia. In questo modo il bambino “in difficoltà” può trovare il modo di elaborare e comunicare al ludoterapeuta o all’educatore professionale quello che per lui è diversamente incomunicabile.

I bambini, infatti, non hanno ancora la capacità di elaborare razionalmente il disagio ed è per questo che la terapia del gioco aiuta i bambini a entrare in contatto con la realtà – realtà che a volte riguarda la malattia ma anche la cura e la presenza di figure nuove come i medici – nella modalità che è loro più consona: il gioco.

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